Un monastero di clausura «in uscita»

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

Il saluto di Papa Francesco al termine dell’udienza generale fa conoscere una realtà vitale, importante, che vola oltre la clausura soprattutto in un tempo segnato dalla pandemia. Un monastero che nasce in una zona del Portogallo, dove non c’è molto ma che rappresenta il «grazie» delle trappiste di Vitorchiano per l’abbondanza di doni ricevuti in questi anni.

Saluto anche le monache trappiste di Vitorchiano in partenza per il Portogallo, dove fonderanno un nuovo monastero. Preghiamo il Signore perché abbiamo delle vocazioni, come adesso, che ne hanno tante.

La partenza delle prime due monache è prevista per domenica, 18 ottobre, le altre (10 in totale) raggiungeranno Palaçoulo, Miranda do Douro, in Portogallo, nelle settimane successive. Al momento, il monastero di «Santa Maria Mãe da Igreja», «Santa Maria, Madre della Chiesa», che rappresenta il primo monastero trappista del Portogallo, è ancora tutto da costruire ma il progetto architettonico c’è e i lavori inizieranno nell’estate 2021. Le monache al momento andranno ad abitare in una foresteria, un complesso pensato per accogliere gruppi o persone secondo la forma dell’ospitalità benedettina, di cui le suore seguono la Regola. Una struttura comprendente 20 stanze, con un piano dedicato alle zone comuni, con una sala incontri, un refettorio, una sala di lettura e una piccola cappella.

Monaca trappista a Vitorchiano

Il dono da restituire

Nel monastero di Vitorchiano ci sono circa 80 monache. «Non abbiamo più posto – racconta suor Giusy Maffini, la badessa del monastero portoghese di Santa Maria, Madre della Chiesa – e per questo facciamo un dono al Portogallo per restituire la ricchezza di vocazioni che abbiamo vissuto». Una constatazione che diventa una domanda di senso, un capire che il Signore chiedeva di poter diffondere la bellezza e la grandezza della vocazione monastica. L’occasione del Portogallo arriva nel 2017, l’anno del Centenario delle apparizioni di Fatima, grazie all’incontro con monsignor José Cordeiro, vescovo di Bragança-Miranda, «che si è dimostrato – dice la badessa – aperto e sensibile alla presenza di un monastero di tradizione cistercense nella sua diocesi». Viene donato un terreno di 28 ettari.

Dio è il futuro

Il monastero di Vitorchiano si fa così Chiesa in uscita, «una sfida – spiega suor Giusy – perché da quella zona la gente va via, ma quel luogo può diventare luogo di vita comunitaria, per costruire una civiltà nuova diversa, più solidale, più attenta alle dimensioni della natura, della bellezza». «È una sfida grande – afferma la religiosa – che chiediamo di vivere con abbandono e fiducia nella Provvidenza, certe che la vita cristiana e monastica in particolare sono e rimangono una risposta convincente anche per l’uomo dell’Europa di oggi. Sì, Dio è il vero futuro dell’uomo, un futuro pieno di una promessa presente, che bisogna affermare e mendicare con cuore umile e povero». 

Le suore di Vitorchiano

Chiesa cattolica svizzera

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