Il commento di un parroco alla lettera pastorale del Vescovo: rileggere la nostra storia personale alla luce del sovrannaturale di Dio

Ho accolto con particolare gioia l’ultima lettera pastorale: «Ripartire dal cuore», intravvedendo in essa un segno di particolare vicinanza e un incoraggiamento paterno del vescovo Valerio, ai fratelli e alle sorelle affidatigli dal Signore. Il testo in questione riesce, nella sua semplicità e immediatezza, a dimostrare che si può non soltanto condividere gli stati d’animo delle persone, ma soprattutto indicare, in questa delicata fase di post pandemia, un cammino ecclesiale che conduca il popolo di Dio: «verso la pienezza del Regno» (p. 2; par. 1). Personalmente, come tanti altri parroci, ho avvertito il peso di una situazione che impediva di fatto, il normale svolgersi delle attività che da decenni si proponevano rispettando rigorose tempistiche: «Da qui la sfida che siamo chiamati a raccogliere come cristiani, come ministri ordinati e operatori pastorali, ma anche e soprattutto come battezzati, abitati dallo Spirito di Dio che ha risuscitato Gesù dai morti e darà vita ai nostri corpi mortali (cfr. Rm 8,11)» (p. 4; par. 4). Ovviamente, scrive il vescovo, non si potranno approntare, per tali problemi dovute all’incidenza della pandemia, interventi del tutto ideali, piuttosto ci si impegnerà nel predisporre un’opera «artigianale e paziente», che consenta di offrire: «a ciascuno di essi una soluzione praticabile e dignitosa» (p. 4; par. 4). La prudenza e la creatività, dettate dallo Spirito del Signore, sono certamente in grado di suggerire ad ogni operatore pastorale quale sia, al tempo presente, la via più idonea a raggiungere tali scopi. Contro l’idea che l’attuale situazione possa essere equiparata ad una sorta di stop and go, il vescovo Valerio fa notare l’importanza di saper decifrare «l’appello del Signore» (cf p. 5; par. 5). Questo paragrafo, a mio avviso, funge da stimolo alle coscienze dell’uomo contemporaneo. Chi vive a contatto con la gente, si rende conto delle più svariate esigenze che affiorano all’interno delle famiglie. Il vescovo Valerio intravvede nella situazione attuale, un contesto ideale per «vigilare». Saper sospendere, e in certi casi deporre, le proprie aspirazioni, va tutto a vantaggio della trasformazione che Dio vuole operare in questa puntuale fase storica. Cuore del testo, risuonante come Il vescovo Valerio invita tutti a «ripartire con nuovo entusiamo». parola d’ordine è la «Mistagogia» ( pp. 7-8; par. 8). La tematica suona come una calda esortazione a lasciarsi coinvolgere esistenzialmente dal mistero di Cristo, nell’armonizzazione delle varie componenti quali la catechesi, la liturgia e la vita. Tra gli scopi principali vi è quello di rendere la comunità cristiana non tanto destinataria di proposte o attività, quanto invece soggetto attivo e protagonista nell’agire pastorale e nella missione di evangelizzare. Il documento: «Ripartire dal cuore» considera, non da ultimo, la preziosa realtà delle zone e reti pastorali. Servirà l’impegno di tutti, perché a partire dalla conversione di ciascun fedele, esse possano: «trarre linfa e dinamismo per svilupparsi ulteriormente» (p. 8; par. 9). Evitando la moltiplicazione degli appuntamenti, quanto le inutili dispersioni di energie, è possibile tracciare un cammino ecclesiale comune nel coinvolgimento di persone: «desiderose di condividere con altre il loro anelito di maturazione nella fede e di servizio» (p. 9; Par. 9). In questo frangente, in cui si sta avviando la ripresa dopo l’estate, il vescovo invita ciascuno a mettersi all’opera, nonostante le attuali incertezze, poiché, in questi tempi, si rende più che mai imprescindibile e vitale l’annuncio del Vangelo. Personalmente, accostando la gente in questi ultimi mesi, ho percepito il peso morale oltre che materiale, determinato dall’acuirsi di alcune problematiche, a livello personale, familiare e professionale. Tali circostanze avverse, trovano nella «pazienza fiduciosa», un modo e uno stile di vita per resistere a qualunque traversia. Il vescovo parla, al riguardo, di una: «sottomissione attiva alle circostanze reali», che permette all’uomo, con animo fiducioso, di guardare oltre le presenti restrizioni e vicissitudini (pp. 10-11; par. 10). Trapela dalla lettura del documento, non solo nel suo epilogo, un’aspettativa cristiana, che fattivamente apre e prepara all’interno della storia personale e umana, un varco all’intervento sovrannaturale di Dio. Il testo sembra, sotto questo profilo, impregnato di un sottile spirito escatologico. Da qui l’esortazione finale ad incentrare la nostra attenzione sull’agire di Dio che: «ci chiama ad attendere la Sua venuta ogni giorno per la trasformazione di tutto il creato e di ogni cuore» (pp. 10-11; par.10). Questo spirito di fiduciosa attesa, intriso di speranza cristiana, deve poter divenire: «la nota distintiva della nostra testimonianza evangelica in questo nostro tempo» (p. 11; par. 10).

Padre Angelico Greco, parroco di Cugnasco e Gerra Verzasca

Chiesa cattolica svizzera

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