San Nicolao: una chiesa di quartiere che riparte dalle relazioni umane

La crescita di Besso come zona residenziale risale alla fine dell’Ottocento ed è legata all’apertura della ferrovia del San Gottardo e alla costruzione della stazione di Lugano, sulla spianata della collina di San Lorenzo. Da allora, Besso cresce e scopre sempre di più di dover essere luogo di transito e accoglienza, anche per chi è solo di passaggio. Una vocazione a «farsi casa» che è poi diventata quella della sua stessa parrocchia, che in questi giorni festeggia i 70 anni di dedicazione della chiesa di San Nicolao, situata nel cuore del quartiere. Proprio in quella chiesa, pochi sanno che, prima che iniziasse l’emergenza covid, un tabernacolo «speciale» accoglieva chiunque vi si accostava. È stata infatti volontà del parroco, don Marco Dania, quella di creare uno sportello, che attraverso un vetro permettesse di aprirlo e intravvedere l’ostia consacrata, lasciando a chiunque di poter vivere qualche minuto di adorazione. Un gesto simbolico – che don Marco spera di tornare a offrire presto – ma che riassume lo spirito di apertura con cui si vive la vita parrocchiale.

Questa vita, nella parrocchia di Besso, è fatta oggi di «centri di ascolto», di visite nei palazzi e nelle case del quartiere – con cui don Marco intrattiene un contatto costante – del progetto, tutto ancora in divenire, di «Casa Dorothea», e soprattutto della cellula di evangelizzazione parrocchiale e dei ritrovi dei «custodi del Fuoco». Ad accomunare queste iniziative il desiderio di sostenere il parroco nell’intento di ravvivare l’esperienza comunitaria.

«Da residente, nato e cresciuto a Besso – racconta Gianni Casanova – per me la chiesa di S. Nicolao è un punto di riferimento. Nel tempo, ho conosciuto figure di sacerdoti bellissime: dal coltissimo don Romeo Biucchi, primo rettore della chiesa, al primo parroco don Cesare Biaggini, a cui si deve l’acquisizione del prezioso organo Mascioni; su su fino a don Sergio Stangoni e, ora, a don Marco Dania. I «custodi del Fuoco», di cui faccio parte, sono laici che si incontrano ogni due settimane per fare discernimento sulle varie attività parrocchiali.

Anche come parrocchia desidereremmo sempre di più uscire dall’anonimato, in un quartiere, come quello di Besso, in cui a volte può essere difficile portare avanti un discorso comunitario».

Complementare all’esperienza dei «custodi del Fuoco», è quella delle cellule di evangelizzazione: «Tutto è iniziato tre anni fa», racconta Anton van Troostenburg. «Idealmente, è un’esperienza che dovrebbe servire a rafforzare, in ogni partecipante, la consapevolezza del proprio cammino di fede». A queste iniziative, si ricollega il progetto «Casa Dorotea». «L’idea – spiega Fausto Leidi, che rappresenta Besso nel consiglio parrocchiale di Lugano – sarebbe quella di dar vita non solo a una nuova casa parrocchiale, ma a un luogo familiare, un ambiente in cui l’abitare è vita condivisa, sia tra generazioni diverse, che da laici e consacrati». In attesa che questo progetto venga approvato, una serie di iniziative, covid permettendo, riprenderanno già nelle prossime settimane: «Speriamo, con l’Avvento, di riaprire i nostri centri di ascolto nel salone parrocchiale per poter leggere tutti assieme la nuova lettera pastorale di mons. Lazzeri», racconta don Marco.

«Ma prima ancora di chiedere alla gente di venire da noi e di abitare i nostri spazi, sarà la Chiesa ad andare da loro. Spontaneamente, da alcuni parrocchiani è nata l’idea di recuperare l’antica usanza della Madonna pellegrina. Così, a partire dal 1. ottobre, alcuni di loro accoglieranno nelle loro case la statua della madonna di Fatima. Ho voluto che questa iniziativa si intitolasse «Vieni a casa mia con Maria», perché l’idea è che le case stesse diventino luogo di incontro».

Una comunità sempre più presente e radicata nel territorio, che cambi anche qualitativamente la vita della gente; questa l’intima aspirazione di don Marco: «Spesso vivere in un palazzo porta la gente a non mettere neanche un piede fuori dal proprio appartamento, se non per lavorare. Abbiamo bisogno di rilanciare le relazioni umane. In questo senso, come parrocchia, sentiamo il dovere di fare dei passi concreti che possano ispirare altri. Il mio sogno?

Che ciascuno dei miei parrocchiani, come abitanti del quartiere di Besso, senta viva la propria appartenenza alla chiesa di S. Nicolao e annunci l’amore di Cristo ai fratelli».

Un voto a S. Nicolao e la nascita della chiesa

La storia della parrocchia di S. Nicolao è legata a quella della sua chiesa. Il 13 giugno 1940 i vescovi svizzeri, nel contesto del conflitto mondiale, decisero di recarsi alla tomba del Beato Nicolao. Pochi giorni dopo, il 19 giugno, ispirato dai propositi dei confratelli, il vescovo di Lugano, mons. Angelo Jelmini, formulava un «voto» per la sua Diocesi: quello di «erigere, nella città di Lugano, un tempio votivo al nostro grande santo Patrono». A questo motivo, ne aggiungeva anche uno pastorale: «Il bisogno di una chiesa sussidiaria per dare ai fedeli di detto quartiere maggiore comodità». La costruzione dell’architetto Giuseppe Antonini, si concluse il 10 aprile 1950. 20 anni dopo, il vescovo Giuseppe Martinoli, constatando che i fedeli avevano formato attorno alla chiesa una comunità ecclesiale, avrebbe invece decretato la nascita della parrocchia di S. Nicolao.

Per i festeggiamenti si è svolta giovedì una conferenza a taglio storico del prof. Carlo Cattaneo mentre domani domenica 27 settembre, alle 11, c’è la S. Messa con mons. Pier Giacomo Grampa.

Laura Quadri

Chiesa cattolica svizzera

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