Per una pastorale del cuore e della mente inscindibilmente collegati

di Ernesto Borghi*

Ho letto con piacere l’ultima lettera pastorale di mons. Valerio Lazzeri sia per la sua fresca comprensibilità sia per la concretezza di vari spunti che aiutano, mi pare, con viva intelligenza e accorata passione, la crescita interiore e sociale, a breve e a medio termine, in particolare di chiunque cerchi di essere cristiano e di essere parte della Chiesa cattolica ticinese.

«Ripartire dal cuore»: sin dal titolo il testo conduce lettrici e lettori alle radici dell’umanità comune. «Cuore», biblicamente parlando, è la sede non anzitutto dei sentimenti e della dimensione emotiva dell’essere umano, ma delle decisioni importanti dell’esistenza. Quello che nelle lettere di san Paolo è piuttosto la coscienza in tanti testi primo-testamentari e neo-testamentari è il cuore.

Questo riferimento così radicalmente umano permette di rivolgere questo appello alla totalità delle donne e degli uomini che abitano nel Canton Ticino, quale che sia la loro identità culturale e religiosa, per un invito a guardare dentro di sé così da comprendere se e quanto il cuore è entrato ed entra nelle scelte della propria vita. D’altra parte, in una prospettiva pastorale che desideri valorizzare, in piena libertà, l’integralità di ogni persona appare decisivo invitare a tenere strettamente collegati cuore e cervello e a dare rilievo, come lo stesso papa Francesco incessantemente ricorda, a tutto quello che ogni persona è, in tutte le sue dimensioni effettive, concrete, quotidiane.

Che cosa esiste oggi, nella Diocesi di Lugano, che si occupi, a livello centrale, di un’educazione alla fede cristiana che proceda in questa prospettiva? Ogni eventuale disfattista in proposito sarebbe ingeneroso ed irrealistico. Quanto è stato e viene realizzato, anzitutto e da molti anni, dall’Ufficio Istruzione Religiosa Scolastica, nel suo servizio «catechesi», dal coordinamento della Formazione Biblica Diocesana e da altre commissioni diocesane concernenti la pastorale liturgica, quella giovanile e quella familiare può essere valutato visitando i siti internet relativi e prendendo contatto con chi ha responsabilità di coordinamento specifico in proposito. Tutto può essere fatto sempre meglio a livello quantitativo e qualitativo, come per qualsiasi opera umana, sia sotto il profilo dei contenuti che delle modalità didattiche e formative. Di fatto, possibilità evocata anche da mons. Lazzeri (cfr. p. 9 della recentissima lettera pastorale), può avvenire che personalismi ed egoismi individuali o collettivi facciano disperdere energie in modo poco proficuo per tutti.

Aggiungo che ciò succede anche perché, non di rado, invece di fruire delle opportunità offerte a livello centrale, si costruiscono alternative che, ferma restando la libertà di chiunque di ideare e di agire, di fatto, non si rivelano così efficaci. E, contestualmente, a livello locale o zonale, talora non si conosce o non si fa conoscere in modo adeguato quanto di bello e buono già viene realizzato a partire proprio dagli organi ecclesiali di respiro diocesano.

Da qualche decennio a questa parte, tante pubblicazioni cartacee, centinaia di iniziative seminariali e di itinerari educativi, una serie crescente di strumenti multimediali stanno a testimoniare una vivacità non trascurabile, che anche la pandemia nella quale siamo ancora immersi non ha bloccato. Si pensi, per esempio, tra marzo e giugno 2020, ad iniziative come il «Brico-Vangelo» di don Emanuele Di Marco, agli incontri online della Pastorale Giovanile coordinati da don Rolando Leo, alle proposte formative del canale youtube «Associazione Biblica della Svizzera Italiana» e a quanto varie persone, di differenti stati di vita, hanno organizzato, nelle diverse parrocchie ed istituzioni, per offrire occasioni di contatto e spunti di riflessione formativa. Il quadro che ne esce non induce certo a pessimismo o a rinunciatarietà, anzi… Soprattutto se si considerano, contestualmente, le molteplici iniziative caritative vissute, giorno per giorno e, spesso, senza clamore e particolare pubblicità, in tante zone dello stesso Canton Ticino.

Certo: la logica delle «macchie di leopardo», ossia di parrocchie, gruppi, istituzioni dinamiche, liberanti e creative e di altre molto meno o quasi per nulla è un dato di fatto, che, comunque, stimola ad un rinnovato impegno pastorale, lo ripeto, dove cuore e cervello siano strettamente interconnessi.

A p. 10 della sua lettera pastorale il Vescovo di Lugano scrive: «Cogliamo l’occasione per imparare ad accompagnare con pazienza e fiducia i piccoli processi di trasformazione del nostro quotidiano e di umanizzazione delle pratiche ordinarie. In questa fase, l’ardore che permane è più importante della fiammata che subito si spegne. Non dimentichiamoci di seminare comprensione e benevolenza, laddove tende a prevalere l’esasperazione per le cose che non sembrano voler cambiare e le strutture che non siamo ancora in grado di adattare ai grandi mutamenti in atto».

Raccogliere questo invito, secondo il realismo e la determinazione proposti, implica, a mio avviso, favorire tutto quello che le «reti pastorali» in fase di consolidamento potranno fare per il bene comune. Abbiamo bisogno di «fare cultura» nel senso esistenziale che alla parola «cultura» conferisce da sempre papa Francesco e dava costantemente il cardinale Carlo Maria Martini.

Fare cultura, in chiave ecclesiale cristiana, significa rendere sempre più chiaramente vitale il circolo «rito-vita», fare educazione alla fede radicata sempre più fortemente nella Parola di Dio contenuta nelle Scritture ebraiche e cristiane, moltiplicare le occasioni in cui chi fa cultura a livello diocesano e cantonale può interagire con le «reti pastorali» nei contatto con i loro animatori e con i loro collaboratori, per far crescere una proposta educativa e formativa di respiro ampio e globalmente integrato, senza soffocare la creatività personale o di gruppo, ma senza disperdere energie in iniziative di respiro religioso e culturale corto.

Un esempio è, per chiunque, il percorso «Bibbia-Teologia-Vita: questioni aperte», che sarà vissuto sulla piattaforma ZOOM (cfr. programma allegato) ed è a disposizione di persone singole come di istituzioni parrocchiali e di altro genere (un esempio: le parrocchie della «rete pastorale» del Locarnese, le cui parrocchie di riferimento sono quelle di Losone e di Ascona, si sono già iscritte): potrà essere un’opportunità per offrire stimoli in ordine proprio al «ripartire dal cuore» nelle scelte quotidiane, in una logica di dialogo dalle nostre famiglie a tutti gli altri contesti di relazione umana in cui ci troviamo a vivere. Un discorso questo che ha una rilevanza pastorale evidente, nella logica di quelli che mons. Lazzeri chiama «Laboratori di speranza» e che possono costruirsi nei territori di molte parrocchie, se, attraverso le opportunità di interazione offerte dalle «reti pastorali», impareranno a mettere insieme le forze anzitutto educative e formative per il bene, davvero, di tutti. Senza settarismi, senza fondamentalismi, per una fede che guarda al futuro perché si costruisce attraverso l’amore sia attraverso gli incontri in presenza, che, con tutte le cautele del caso, speriamo di poter tornare a vivere ampiamente, sia tramite le opportunità offerte dalla tecnologia elettronica. Anche la Facoltà Teologica di Lugano offre, in proposito, stimoli di rilievo (si pensi, per es., ai corsi concernenti il dialogo interreligioso del Master Re-Te).

Le reti, per essere efficaci, lo sappiamo tutti, devono mettere in collegamento il numero più ampio possibile di istituzioni e persone ed essere non soffocanti, ma salde. La speranza, per essere effettiva, deve avere la larghezza di mente e l’intensità di cuore di testimoni luminosi quali don Sandro Vitalini. Credo sia legittimo concludere con questa affermazione: il futuro della Diocesi di Lugano, in tutte le sue articolazioni e componenti, sarà sempre più luminoso, se saremo in grado di interpretare, con libertà e fedeltà, questo modo generoso e intelligente di vivere la prospettiva del Dio di Gesù Cristo, che Vitalini ha mostrato, con gioia e passione costanti, nella quotidianità della sua esistenza.

*L’autore è Coordinatore della Formazione Biblica nella Diocesi di Lugano, presidente dell’Associazione Biblica della Svizzera Italiana, professore invitato di discipline bibliche all’ISSR «Guardini» di Trento e alla Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli (sez. San Tommaso), esperto di religione cattolica nelle Scuole Medie Superiori ticinesi.

Percorso Bibbia-Teologia-Vita_ProgrammaDownload

Chiesa cattolica svizzera

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