Il Papa: «Meglio una Chiesa incidentata per uscire che una Chiesa ammalata per chiusura»

«La Chiesa deve essere come Dio, sempre in uscita. Quando la Chiesa non è in uscita si ammala, dei tanti mali che abbiamo nella Chiesa. E perché queste malattie nella Chiesa? Perché non è in uscita. È vero che quando uno esce c’è il pericolo di un incidente. Ma è meglio una Chiesa incidentata per uscire, annunciare il Vangelo, che una Chiesa ammalata da chiusura. Dio esce sempre, perché è Padre, perché ama! La Chiesa deve fare lo stesso: sempre in uscita». Lo ha detto papa Francesco stamane, prima della recita dell’Angelus, tornando con queste parole su un concetto che ha ribadito molte altre volte nel suo pontificato: quello di Chiesa in uscita per il Vangelo, capace di assumersi rischi e se – capita- anche di sbagliare. Il Pontefice ha commentato il Vangelo del giorno, sottolineando che il ritratto di Dio che ne scaturisce è quello di un Dio generoso, che ci chiama e ci ricompensa, senza guardare al tempo o ai risultati che mettiamo in campo per lui, ma alla generosità e alla disponibilità con la quale lo serviamo. Bergoglio ha tratteggiato questo «Dio generoso" in un breve commento, affacciato alla finestra dello studio del Palazzo Apostolico come ogni domenica. La pericope evangelica narra del padrone della vigna, che ricompensa allo stesso modo al termine della giornata sia i lavoratori che aveva chiamato all’inizio della giornata e con cui aveva pattuito una ricompensa, sia gli ultimi.

Papa Francesco ha sottolineato due tratti di questa pagina evangelica: la chiamata e la ricompensa. Beroglio ha ricordato che il padrone di una vigna esce per cinque volte e chiama a lavorare per lui. Una immagine «toccante», secondo Francesco, perché «quel padrone rappresenta Dio che chiama tutti e chiama sempre» e lo fa anche oggi, continuando a «chiamare chiunque, a qualsiasi ora, per invitare a lavorare nel suo Regno», non sta «rinchiuso nel suo mondo… Dio è sempre in uscita, cercando noi! Esce continuamente alla ricerca delle persone, perché vuole che nessuno sia escluso dal suo disegno di amore». 

Lo stesso – ha detto Francesco – sono chiamate a fare «le nostre comunità», per uscire dai «confini che ci possono essere per offrire a tutti la parola di salvezza che Gesù è venuto a portare». Questo significa, secondo il Papa «aprirsi ad orizzonti di vita che offrano speranza a quanti stazionano nelle periferie esistenziali e non hanno ancora sperimentato, o smarrito, la forza della luce dell’incontro con Cristo».

Quindi, viene la ricompensa. Il padrone pattuisce un compenso di un denaro con i primi assunti, mentre agli altri dice semplicemente che darà loro quanto è giusto. Quando alla fine della giornata decide di dare a tutti la stessa paga, i lavoratori del mattino sono indignati, ma il padrone insiste di voler dare il massimo della ricompensa a tutti. «Sempre Dio paga il massimo», ha chiosato il Papa.  «Si capisce che Gesù non sta parlando del lavoro e del giusto salario, ma del Regno di Dio e della bontà del Padre celeste». Papa ha quindi sottolineato che «Dio si comporta così: non guarda al tempo e ai risultati, ma alla disponibilità e alla generosità con cui ci mettiamo al suo servizio».

Questo rende il suo agire «più che giusto», perché «va oltre la Giustizia e si manifesta nella Grazia», perché «Tutto è grazia: la nostra salvezza è grazia, la nostra santità è grazie». Quini Gesù, donandoci la grazia, ci dà «anche più di quello meritiamo». Per quello «chi ragiona con la logica umana, cioè quella dei meriti acquistati con la propria bravura, da primo si trova ultimo», mentre «chi si affida con umiltà alla misericordia del Padre, da ultimo si trova primo«

Il Papa ha quindi rammentato che «il primo canonizzato della Chiesa è stato il Buon Ladrone» che ha «rubato il cielo nell’ultimo momento della vita».

Dopo l’Angelus, Bergoglio   ha ricordato che secondo i programmi fatti prima della pandemia, nei giorni scorsi avrebbe dovuto svolgersi il Congresso Eucaristico Internazionale a Budapest. Per questo, ha rivolto il suo saluto ai pastori e ai fedeli dell’Ungheria e a tutti coloro che aspettavano con fede e con gioia questo evento ecclesiale. Il Congresso è stato rinviato all’anno prossimo, dal 5 al 12 settembre, sempre a Budapest. 

L’ultimo pensiero del Papa  è stato per la Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore – cui il Cardinale Parolin ha inviato oggi un messaggio, incoraggiando «a sostenere questa importante istituzione culturale per un progetto che ha saputo aprire la porta del futuro a molte generazioni di giovani». «È importante – ha affermato – che le nuove generazioni siano formate alla cura della dignità umana e della casa comune«.

(acistampa/red)

Chiesa cattolica svizzera

https://www.catt.ch/newsi/il-papa-meglio-una-chiesa-incidentata-per-uscire-che-una-chiesa-ammalata-per-chiusura/