Fondazione Spitzer e Istituto ReTe insieme per il dialogo interreligioso

La speranza, a volte, assume il concreto volto di mura che si ergono e strade che si aprono. L’Università siriana di Antiochia (Antioch Syrian University, ASU), inaugurata nel novembre del 2018, a Saidnaya, ad una trentina di chilometri a nord di Damasco, su iniziativa della Chiesa siro-ortodossa e del suo patriarca, Ignatius Ephrem II, ne è un simbolo concreto. A partire dal luogo dove sorge: Saidnaya, appunto. Villaggio cristiano, sede di un antico monastero che appartiene al patriarcato greco-ortodosso di Antiochia, che ha sede a Damasco. Con la vicina Maalula è una delle tappe obbligate per tutti i pellegrini cristiani che si recano in Siria. Qui si parla ancora l’aramaico di Gesù e la zona conta una quarantina tra chiese e monasteri. In quello di Saidnaya, è custodita una preziosa icona mariana attribuita al pennello di San Luca, che da sempre richiama cristiani delle diverse confessioni, ma anche numerosi musulmani. Durante la guerra, sia Maalula che Saidnaya furono oggetto di un particolare accanimento da parte dei terroristi di al Qaeda e suoi abitanti furono costretti a fuggire.

Da tutto ciò si capisce quanto l’apertura di una università proprio in quei luoghi, rappresenti una buona notizia per tutta la Siria e anche perché la Facoltà di Teologia di Lugano (FTL), da tempo impegnata sul tema del dialogo interreligioso e interconfessionale nelle aree a rischio di radicalizzazione e nell’archeologia biblica, abbia deciso di collaborare proprio con questa istituzione. La prima iniziativa concreta tra i due atenei non si è fatta attendere.

Lunedì scorso, 31 agosto, si è infatti tenuto – nell’ambito dell’ormai consueta settimana intensiva organizzata dall’istituto ReTe, quest’anno insieme anche alla Fondazione Federica Spitzer di Lugano e dedicata ogni anno agli studenti del master online in «Scienze, Filosofia e Teologia delle religioni» – il convegno sul tema «Le Chiese e le comunità cristiane del Vicino Oriente». Abbiamo chiesto a Moreno Bernasconi, presidente della fondazione, il perché di questa cooperazione: «Lo scopo della nostra fondazione è di prevenire e superare i conflitti tra le razze, le culture e le religioni. La nostra collaborazione con la FTL dura da ormai tre anni e si fonda su progetti precisi che mirano ad evidenziare le figure di «giusti» che si sono impegnati per creare un tessuto civile di unità, tra i diversi. Durante un nostro incontro con Piotr Cywinski, direttore del museo di Auschwitz, è emerso come ci si interessi tanto ad Auschwitz, mentre si fa più fatica a guardare ai genocidi di oggi. È per questo che la fondazione Spitzer ha deciso di richiamare l’attenzione della popolazione ticinese su quanto sta accadendo, per esempio, in Siria. Grazie alla rete di contatti in loco del giornalista freelance ed analista politico Luca Steinmann– presente al convengo pure come relatore – è stato possibile organizzare non solo questa giornata di studio, ma anche creare relazioni personali con alcune personalità cristiane in Siria». La mattinata del 31 agosto si è così aperta, dopo i saluti delle autorità, tra cui anche quello del patriarca della Chiesa cattolica-siriaca, Ignatius Ephrem Joseph lll, con due relazioni didattiche online, da parte del rettore René Roux e del professore emerito Azzolino Chiappini, sulla composita realtà delle chiese del Vicino Oriente a partire dal concilio di Calcedonia del 451 e al successivo Scisma d’Oriente o Scisma dei latini, come sogliono chiamarlo gli ortodossi, nell’undicesimo secolo. Mentre Luca Steinmann ha proposto una carrellata sulla situazione geo-politica, in cui versa attualmente l’inquieto Vicino Oriente. Nel pomeriggio la parola è passata al direttore dell’Università siriana d’Antiochia, Rakan Razouk e al decano della facoltà di Economia, Bassel Asaad, che hanno presentato la loro moderna università, il cui primo scopo è quello di formare una nuova classe dirigente preparata ad affrontare le sfide del futuro e di offrire ai giovani una valida alternativa all’emigrazione di massa – già in atto da prima della guerra civile – verso Stati Uniti, Canada ed Occidente in generale, che sta privando il Paese del proprio futuro. Dalla Siria e dai suoi problemi, si è poi passati con Fouad Abu Nader, fondatore della Eastern Christian Assembly, al Libano, attraversato da una triplice catastrofe: la pesantissima crisi economica, a cui non sono sarebbero estranei – secondo Fouad – gli 1,6 milioni di profughi siriani che vivono in 4200 campi illegali e i 400 mila palestinesi presenti nel Paese; il recente coronavirus e l’esplosione al porto di Beirut, che ha colpito in maniera indifferenziata cristiani, musulmani, libanesi, siriani, palestinesi… Si è conclusa così questa ricca giornata di interventi la cui presenza in aula è stata riservata solo agli studenti del primo anno e ai docenti del Master, mentre gli altri interessati hanno potuto seguire i lavori attraverso la piattaforma ZOOM e che Adriano Fabris, direttore dell’Istituto ReTe spera possa essere solo il primo capitolo di una collaborazione fruttuosa, grazie anche alla Fondazione Spitzer, con la giovane realtà dell’università di Saidnaya, in Siria.

Corinne Zaugg

Chiesa cattolica svizzera

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