Il 4 settembre una giornata di preghiera e di digiuno per il Libano

È un accorato appello alla ricostruzione e alla speranza in Libano quello che Papa Francesco ha rivolto al termine della catechesi e dei saluti all’udienza generale di questa mattina, 2 settembre. Accanto a lui un sacerdote libanese maronita, Georges Breidy, sorregge la bandiera del Paese. «A un mese dalla tragedia che ha colpito la città di Beirut, il mio pensiero va ancora al caro Libano e alla sua popolazione particolarmente provata», ha detto Bergoglio citando quindi le parole di San Giovanni Paolo II 30 anni fa, in un momento cruciale della storia del Paese:

«Di fronte ai ripetuti drammi, che ciascuno degli abitanti di questa terra conosce, noi prendiamo coscienza dell’estremo pericolo che minaccia l’esistenza stessa del Paese. Il Libano non può essere abbandonato nella sua solitudine»

(Lettera apostolica a tutti i Vescovi della Chiesa cattolica sulla situazione nel Libano, 7 settembre 1989).

Francesco osserva come «per oltre cento anni, il Libano è stato un Paese di speranza» e che sempre «i libanesi hanno conservato la loro fede in Dio e dimostrato la capacità di fare della loro terra un luogo di tolleranza, di rispetto, di convivenza, unico nella regione». E prosegue:

È profondamente vera l’affermazione che il Libano rappresenta qualcosa di più di uno Stato: il Libano è un messaggio di libertà, è un esempio di pluralismo tanto per l’Oriente quanto per l’Occidente. Per il bene stesso del Paese, ma anche del mondo, non possiamo permettere che questo patrimonio vada disperso.

«Incoraggio tutti i libanesi – ha esortato Francesco – a continuare a sperare e a ritrovare le forze e le energie necessarie per ripartire. Domando ai politici e ai leader religiosi di impegnarsi con sincerità e trasparenza nell’opera di ricostruzione, lasciando cadere gli interessi di parte e guardando al bene comune e al futuro della nazione. Rinnovo altresì l’invito alla Comunità internazionale a sostenere il Paese per aiutarlo ad uscire dalla grave crisi, senza essere coinvolto nelle tensioni regionali. In modo particolare mi rivolgo agli abitanti di Beirut, duramente provati dall’esplosione: riprendete coraggio, fratelli! La fede e la preghiera siano la vostra forza. Non abbandonate le vostre case e la vostra eredità, non fate cadere il sogno di quelli che hanno creduto nell’avvenire di un Paese bello e prospero».

Il Papa rivolge poi un richiamo ai pastori della Chiesa locale, a tutti i sacerdoti, religiosi e religiose perché stiano vicini al loro popolo dando esempio per primi di povertà e umiltà, perché siano «operatori di concordia» e «di una vera cultura dell’incontro». Solo guardando all’interesse comune, continua il Papa, sarà possibile «assicurare la continuità della presenza cristiana e il vostro inestimabile contributo al Paese, al mondo arabo e a tutta la regione, in uno spirito di fratellanza fra tutte le tradizioni religiose che ci sono nel Libano».

L’invito a partecipare alla giornata di preghiera e di digiuno

Il Pontefice ha dunque concluso con l’invito rivolto a tutti «a vivere una giornata universale di preghiera e digiuno per il Libano, venerdì prossimo, 4 settembre. Io ho l’intenzione di inviare un mio rappresentante quel giorno in Libano per accompagnare la popolazione: andrà il Segretario di Stato a nome mio, per esprimere la mia vicinanza e solidarietà. Offriamo la nostra preghiera per tutto il Libano e per Beirut. Siamo vicini anche con l’impegno concreto della carità, come in altre occasioni simili. Invito anche i fratelli e le sorelle di altre confessioni e tradizioni religiose ad associarsi a questa iniziativa nelle modalità che riterranno più opportune, ma tutti insieme».

Agenzie/red

Chiesa cattolica svizzera

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