Il Papa denuncia una crescita economica iniqua evidenziata drammaticamente dalla pandemia

Nel mondo regna fortemente «la disuguaglianza sociale e una crescita economica iniqua». Dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico, sede per l’ultima volta delle catechesi del mercoledì che dal 2 settembre riprenderanno coi fedeli, ma dal cortile di San Damaso non da piazza San Pietro, il Papa ha introdotto con queste parole la sua catechesi: «In questo tempo di incertezza e di angoscia, invito tutti ad accogliere il dono della speranza che viene da Cristo. È Lui che ci aiuta a navigare nelle acque tumultuose della malattia, della morte e dell’ingiustizia, che non hanno l’ultima parola sulla nostra destinazione finale».

Francesco ha sottolineato che la pandemia «ha messo in rilievo e aggravato i problemi sociali, soprattutto la disuguaglianza». «Certi bambini, nonostante le difficoltà, possono continuare a ricevere un’educazione scolastica, mentre per tantissimi altri questa si è interrotta bruscamente. Alcune nazioni potenti possono emettere moneta per affrontare l’emergenza, mentre per altre questo significherebbe ipotecare il futuro», dice preoccupato il Pontefice.

«Questi sintomi di disuguaglianza rivelano una malattia sociale; è un virus che viene da un’economia malata. L’economia è malata. È il frutto di una crescita economica iniqua, che prescinde dai valori umani fondamentali. Nel mondo di oggi, pochi ricchissimi possiedono più di tutto il resto dell’umanità, questa è statistica pura», ha precisato ancora il Papa.

Per il Papa è nostro dovere far sì che i frutti della Terra arrivino a tutti». «Le proprietà e il denaro sono strumenti che possono servire alla missione. Però li trasformiamo facilmente in fini, individuali o collettivi. E quando questo succede, vengono intaccati i valori umani essenziali», dice il Pontefice.

Papa Francesco ha messo in guardia: «L’homo sapiens si deforma e diventa una specie di homo œconomicus – in senso deteriore – individualista, calcolatore e dominatore. Ci dimentichiamo che, essendo creati a immagine e somiglianza di Dio, siamo esseri sociali, creativi e solidali, con un’immensa capacità di amare».

E poi Bergoglio ha concluso: «Se ci prendiamo cura dei beni che il Creatore ci dona, se mettiamo in comune ciò che possediamo in modo che a nessuno manchi, allora davvero potremo ispirare speranza per rigenerare un mondo più sano e più equo. Da una crisi non si può uscire uguali, o migliori o peggiori. Dopo la crisi continueremo con questa ingiustizia sociale e disprezzo della cura del Creato?».

L’ultimo pensiero del Pontefice è stato per i più piccoli: «Per finire pensiamo ai bambini, leggete le statistische, quanti bambini oggi muoiono di fame per una non buona distribuzione della ricchezza e quanti bambini oggi non hanno diritto alla scuola per lo stesso motivo. Che sia questa immagine dei bambini bisognosi per fame e mancanza di educazione che ci aiuti a capire che dopo questa crisi dobbiamo uscire migliori».

acistampa/red

Chiesa cattolica svizzera

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