Meditare con pennino e calamaio: l'esperienza di una scuola di calligrafia ticinese

La storia di oggi narra l’esperienza che un gruppo di partecipanti di una scuola di calligrafia di Lugano, compie ormai da diversi anni, all’Eremo benedettino di Monte Giove (Marche) e dove la lentezza del gesto della scrittura a mano si coniuga con i ritmi della vita claustrale che ancora oggi si svolge secondo il principio dell’ora et labora.

L’eremo di Monte Giove è uno di quei luoghi che incantano al primo sguardo. Incastonato nelle prime colline immediatamente fuori Fano, fu eretto sulla sommità del colle di Monte Giove (223 metri sopra il livello del mare) nel primo ventennio del sec. XVII dalla Congregazione Camaldolese di Monte Corona. Da lassù, la vista scivola sulla valle del Metauro, la città di Fano e sul mare adriatico ma anche sul Furlo e sul Catria. Oggi tra le sue spesse mura, sono rimasti ad abitarvi stabilmente tre monaci. Ma l’eremo continua a rappresentare un punto di riferimento importante per la vita culturale e spirituale della zona, ospitando un fitto calendario di eventi aperti al pubblico. Da ormai sette anni, l’eremo di Monte Giove è divenuto anche la meta estiva di un gruppo di allieve e allievi della scuola di calligrafia di Gabriela Hess, che proprio in questi giorni ha cambiato sede, trasferendosi da Ponte Tresa, a Lugano, in via Cassarinetta 28. Gabriela Hess, propone ogni anno ai suoi allievi, ma anche a chi si avvicina per la prima volta all’arte della scrittura a mano, un corso intensivo di una settimana, tra le mura dell’eremo. In un tempo caratterizzato dalla velocità e dalla digitalizzazione, la lentezza meditativa della scrittura a mano, torna ad esercitare il suo fascino e il «prendere in mano» il pennino e l’inchiostro, non è solo una modalità diversa per lasciare un segno sul foglio, ma porta con sé una nuova attitudine di esprimersi e forse anche di guardare alla vita. Fatto sta che sono in diversi che ogni anno accolgono l’invito di Gabriela e per una settimana modellano le loro giornate su quelle dei monaci, intervallando i momenti di scrittura con la liturgia delle ore. «La sera – racconta Gabriela Hess – ognuno è libero e può decidere cosa fare: scendere al mare o fare un giro nel bel centro storico di Fano. Ma il più delle volte, i corsisti preferiscono rimanere all’eremo, per godere di questi spazi straordinari e del loro silenzio e così il corso diventa una sorta di ritiro, anche spirituale ». «Alcuni anni fa», prosegue il racconto di Gabriela, «trascorremmo un giorno al monastero di Fonte Avellana: lì le corsiste ebbero l’opportunità di usufruire dell’antico scriptorium e lì trascrissero su pergamena il salmo 118». Un lavoro corale che in seguito donarono all’eremo di Monte Giove. Lo scorso anno invece, all’eremo avvenne un incontro che si iscrisse nel cuore di tutte le partecipanti. Un ragazzo che si trovava lì per un periodo di discernimento dopo aver attraversato un momento difficile, volle collaborare con le corsiste, scrivendo per ciascun simbolo che le partecipanti stavano trascrivendo, una poesia. «Furono momenti molto toccanti, che lasciarono un segno profondo dentro di noi», ricorda ancora Gabriela Hess. Anche quest’anno, nonostante l’eremo sia chiuso al pubblico a causa della pandemia, un gruppo di 13 partecipanti partirà alla volta di Fano il 22 agosto, per una settimana. Mentre un secondo gruppo, a cui è ancora possibile aggiungersi, partirà il 30 agosto. (CZ)

Chiesa cattolica svizzera

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