Libano: esplosioni al porto di Beirut. Migliaia di feriti, decine di morti

La scena delle esplosioni al porto di Beirut è drammatica. Nelle immagini, condivise anche sui social, si vede una densa colonna di fumo. L’onda d’urto, a forma di fungo, è gigantesca. Vaste zone del porto sono state rase al suolo. «Ciò che è successo – ha dichiarato in lacrime il governatore della capitale libanese, Marwan Abboud – ricorda Hiroshima e Nagasaki».

Le esplosioni, avvertite anche a Cipro ad oltre 200 chilometri di distanza, hanno provocato almeno 100 morti e 4000 feriti. Il bilancio, ancora provvisorio, è stato fornito dalla Croce Rossa libanese. Squadre di soccorritori sono al lavoro per estrarre i corpi dalle macerie. Il ministro della Salute libanese ha chiesto a tutti i medici e al personale sanitario di raggiungere gli ospedali della capitale per soccorrere i feriti. L’ambasciata degli Stati Uniti a Beirut ha invitato coloro che si trovano nell’area dell’esplosione a »rimanere al chiuso e ad indossare maschere se disponibili» perché sono segnalati gas tossici. La Croce Rossa libanese ha riferito di un gran numero di persone sepolte sotto le macerie e intrappolate nelle loro case. Centinaia gli edifici danneggiati tra i quali anche il Palazzo Baabda, residenza del presidente e diverse ambasciate come quelle della Russia e del Kazakistan. Il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ha scritto su twitter: Nostra Signora di Harissa, Regina del Libano, prega per il popolo libanese! Il Signore conceda loro giustizia e pace!

Un Paese in lutto

A provocare le esplosioni che hanno devastato Beirut è stato un incendio in un deposito nel porto dove erano immagazzinate 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, sequestrate diversi anni fa da una nave. Lo ha detto il presidente libanese, Michel Aoun, citato dalla Bbc, dopo una riunione d’emergenza del Supremo consiglio della Difesa. Ma le cause non sono del tutto chiare. In una conferenza stampa alla Casa Bianca, il presidente americano Donald Trump non esclude altre ipotesi. «Dirigenti militari Usa – ha dichiarato – pensano che l’esplosione a Beirut sia stata un attacco, una bomba di qualche tipo». Israele ed Heznolah escludono ogni coinvolgimento nelle esplosioni. Il presidente israeliano, Reuven Rivlin, ha dichiarato che Israele condivide «il dolore del popolo libanese e offre sinceramente il suo aiuto un questo momento difficile». Le deflagrazioni hanno scosso il porto di Beirut mentre il Libano attraversa una delle più gravi crisi economiche e finanziarie degli ultimi anni. Venerdì è attesa la sentenza del Tribunale dell’Aja sull’omicidio dell’ex premier libanese Rafiq Hariri. Quella del 5 agosto, ha detto il premier libanese Hassan Diab, è una giornata di lutto nazionale. »Lancio un appello urgente a tutti i Paesi fratelli che amano il Libano – ha affermato infine il premier Diab – a stare al suo fianco e ad aiutarci a guarire le nostre ferite profonde».

Una tragedia impressionante

«È un caos. Il Libano è nel caos». È la prima reazione a caldo di padre Michel Abboud, presidente di Caritas Libano, subito dopo una enorme esplosione, «forse due», nella zona del porto di Beirut. «I morti sono tanti, da quel che sappiamo fino ad ora sarebbero almeno 11, ma il bilancio potrebbe crescere perché ci sono tantissimi feriti, gli ospedali sono al collasso», dice all’agenzia Sir il religioso. «Sul posto stanno arrivando le ambulanze. È una tragedia impressionante. Non sappiamo cosa è successo: le voci sono discordanti. C’è chi parla di una esplosione in un deposito di fuochi di artificio, chi invece in un deposito di missili di Hezbollah, la milizia sciita filo-iraniana e chi paventa un attacco israeliano. Non c’è nessuna verità. Non c’è nessuna conferma. In questo momento è in corso la riunione del Consiglio libanese per la sicurezza. Vedremo cosa accadrà». Voci che si accavallano a poche ore dal verdetto che dovrebbe essere emesso oggi da un tribunale delle Nazioni Unite in merito all’autobomba che nel 2005 assassinò il primo ministro Rafik Hariri. I quattro indagati appartengono tutti al gruppo di Hezbollah, che ha sempre negato ogni coinvolgimento. «Le deflagrazioni – aggiunge padre Abboud – hanno danneggiato tantissimi edifici tra i quali anche la sede di Caritas Libano. Fortunatamente non registriamo feriti o vittime tra i nostri addetti». Il presidente libanese Aoun ha proclamato per oggi 5 agosto una giornata di lutto nazionale.

Agenzie/red

Chiesa cattolica svizzera

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