Il 3 agosto al LongLake uno spettacolo per riflettere sul tempo di pandemia

Può la letteratura offrire un quadro di riferimento per il tempo incerto che stiamo vivendo? Ci prova la Compagnia Exire, il 3 agosto, mettendo in scena a Lugano «È cenere da cui tutto risorgerà ». Lo spettacolo, nato dalle grandi domande sul senso della vita scaturite in questo tempo della pandemia, riprende nel titolo un verso del poeta Mario Luzi e propone un dialogo a distanza con grandi nomi della letteratura (vedi box a lato). Ne parliamo con Sergio Di Benedetto che ha scritto la drammaturgia. «È cenere da cui tutto risorgerà».

Sergio Di Benedetto, c’è bisogno di risurrezione dopo la pandemia, anche se per ora siamo ancora lontani da una fine dei contagi. Gli autori che avete scelto possono almeno aiutarci a perseverare nella speranza? «Abbiamo scelto autori che invitano a coltivare la speranza di cui la risurrezione è la conseguenza. Il verso di Mario Luzi racchiude non solo l’idea dello spettacolo che è nato nei mesi di inizio pandemia, nel dramma di quei giorni, ma anche un messaggio per questo tempo dove abbiamo visto tante certezze bruciare: dalla loro cenere si può risorgere, ma c’è bisogno di speranza».

Gli autori che avete scelto vanno oltre il testo: sono dei testimoni, taluni anche di speranza fattiva. Pensiamo a Etty Hillesum, ebrea olandese nel buio del nazismo… «Abbiamo ripreso dalle pagine del diario di Hetty Hillesum due idee: vivere oggi, dunque non aspettare il domani, perché l’oggi –questo momento – è l’unica cosa di cui siamo certi e solo vivendolo, potremo affrontare meglio il futuro. Non dobbiamo fuggire dal tempo. La seconda idea è la necessità di migliorare noi stessi per migliorare il mondo. Etty lo ribadisce. Ma come migliorare gli altri? Lei scrive, più volte: «Mi limito a migliorare me stessa». E aggiunge: «Dobbiamo preparare tempi nuovi, ma i tempi nuovi li prepariamo a partire da noi stessi». Questi suoi messaggi ci dicono due cose: possiamo usare la situazione che stiamo vivendo come un’occasione per migliorare noi stessi e dobbiamo cercare di non chiuderci, ma vivere bene il tempo che ci è dato, aprendoci agli altri e alla speranza».

La pandemia ha mostrato la nostra fragilità. Nello spettacolo proponete anche Ungaretti. Penso alla sua poesia «Soldati» , un testo che fotografa l’esperienza di precarietà vissuta dai militi nella Grande Guerra: «Si sta come/ d’autunno/ sugli alberi/le foglie »«La poesia «Soldati» è emblematica della fragilità che ci accomuna tutti. Le conseguenze di questa comune umanità fragile sono due: pietà e fratellanza, due grandi messaggi di Ungaretti che abbiamo voluto riprendere. Pensiamo alle persone morte di questi mesi. Ungaretti ci parla della pietà per i morti. Abbiamo bisogno di pietas, soprattutto ne ha necessità il nostro mondo tecnologico ed efficiente. Ma Ungaretti non si ferma lì. L’altro messaggio è quello della speranza: dopo la guerra, la violenza e la morte, può esserci la speranza. Quale speranza? In Ungaretti la speranza è una scelta, non è qualcosa di automatico»

Siamo toccati dalla pandemia in un tempo che fa i conti col pensiero nichilista diffuso a tanti livelli: dal male di vivere, alla mancanza di senso, alla domanda spenta sulla verità, alla fatica e alla mancanza di entusiasmo, alla rinuncia anche. Come avete affrontato la provocazione culturale della morte di Dio? «Una parte del nostro spettacolo si intitola «Dov’è il male? Dov’è Dio?». Sono questioni irrinunciabili. Abbiamo ripreso dei testi di Giorgio Caproni che rilanciano la sfida a Dio: «Dove sei?» e altri testi di Simone Weil che indicano una risposta possibile nel Dio «silenzioso» della croce».

In scena a Lugano al Parco Ciani

Lo spettacolo della compagnia Exire va in scena il 3 agosto a LongLake (Boschetto – parco Ciani, Lugano) alle 20.30 (in caso di cattivo tempo al teatro Foce). Questi sono alcuni autori ripresi da Di Benedetto nel dialogo sulle grandi domande: Giuseppe Ungaretti (1888-1970), poeta e soldato nelle trincee della Grande Guerra; Charles Peguy (1873-1914), scrittore, poeta e saggista francese, cantore della speranza; Simone Weil (1909 – 1943) ed Etty Hillesum (1914- 1943), francese la prima, olandese la seconda, penetrano entrambe, senza paure, il mistero del male trovandovi sprazzi di luce nel buio della Seconda Guerra mondiale e del razzismo antiebraico; Mario Luzi (1914-2015), grande costruttore di interrogativi sulla vita e la ricerca di Dio; David Maria Turoldo (1916-1992), che chiama in causa la responsabilità dell’uomo e il mistero insondabile di Dio anche davanti al male, compreso il travaglio personale della sua malattia; Madeleine Delbrêl (1904-1964), francese, donna della pazienza e della fiducia. L’evento è gratuito.

Cristina Vonzun

Chiesa cattolica svizzera

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