Coronavirus: in tutto il mondo iniziative della Chiesa a sostegno di migranti e rifugiati

Dal Sudan al Cile, dalla Malesia all’Irlanda, sono moltissime le iniziative messe in campo dalle organizzazioni della Chiesa in tutto il mondo per aiutare i migranti a contrastare la pandemia COVID 19. Sono tutte raccolte in un bollettino della Sezione Migranti e Rifugiati, a testimoniare l’attenzione della Chiesa per i migranti, siano essi sfollati, rifugiati o migranti economici.

Le Caritas di Sudan, Mali, Migeria e Ucraina, ad esempio, hanno chiesto aiuto per finanziare progetti per aiutare sfollati e rifugiati a contrastare l’impatto del COVID 19. Sono situazioni diverse, ma accomunate dalla presenza di sfollati. In particolare, in Niger, a causa anche di inefficienze politiche nel contrastare la pandemia, sono a rischio le vite di 2 milioni di persone forzate a lasciare le loro case e andare in campi rifugiati.

Anche in Cile la situazione è complessa. L’Istituto Cattolico Cileno delle Migrazioni ha lanciato la campagna #nomasdistanciamento (non più distanziamento), che invita le persone a solidarizzare, mantenendo però il rispetto del distanziamento sociale. I fondi raccolti della campagna serviranno all’Istituto per continuare a supportare centinaia di migranti.

Sempre in Sudamerica, da segnalare l’iniziativa Tempo de Cuidar della Conferenza Episcopale del Brasile e della Caritas Brasile, che ha portato alla registrazione di 139 per progetti per donare cibo alla popolazione del Brasile, inclusi migranti e rifugiati.

Il coronavirus è diventato un emergenza in Perù, e in particolare nell’Amazzonia peruviana, dove i gruppi indigeni nelle aree rurali e nei villaggi sono tra i più a rischio. Per loro, si è attivata la Rete Ecclesiale Panamazzonica (REPAM), che ha contato più di 174 mila casi di COVID 19 e più di 7 mila e 800 morti. Non tutti i morti e i contagiati sono indigeni. Ma agli indigeni si guarda con attenzione, fornendo loro supporto e consulenza.

Sulla condizione in Perù leggi anche l’intervista alla missionaria ticinese suor Nadia Gianolli.

Uno sguardo all’Asia. Sono molte le chiese che offrono aiuti e servizi per i migranti in Malesia, dove il lockdown ha causato una crisi umanitaria che tocca anche la mancanza di lavoro e di rifornimenti di cibo. Un gran lavoro sta facendo l’arcidiocesi di Kuching, dove 552 migranti hanno ricevuto 445 pacchi di cibo bastanti per due settimane. Le famiglie con bambini piccoli ricevono anche latte in polvere e un po’ di denaro per i bisogni.

In Africa, da segnalare la prossima riapertura della «Scuola di Pace» nei campi rifugiati di Nyumanzi, arricchita dall’esperienza di Sant’Egidio nei campi per spiegare misure di prevenzione e contrasto della pandemia in Africa.

Aci Stampa/red

Chiesa cattolica svizzera

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