Il Papa lancia un appello per la Libia

Al termine dell’Angelus di quella che a Roma oggi è la festa del Corpus domini e dopo aver celebrato la Messa nella Basilica di San Pietro, Francesco ha lanciato una forte esortazione agli Organismi internazionali e a quanti hanno responsabilità politiche e militari a rilanciare «con convinzione e risolutezza la ricerca di un cammino verso la cessazione delle violenze, che porti alla pace, alla stabilità e all’unità» in Libia.

Prego anche per le migliaia di migranti, rifugiati, richiedenti asilo e sfollati interni in Libia. La situazione sanitaria ha aggravato le loro già precarie condizioni, rendendoli più vulnerabili da forme di sfruttamento e violenza. C’è crudeltà. Invito la comunità internazionale, per favore, a prendere a cuore la loro condizione, individuando percorsi e fornendo mezzi per assicurare ad essi la protezione di cui hanno bisogno, una condizione dignitosa e un futuro di speranza. Fratelli e sorelle, di questo tutti abbiamo responsabilità, nessuno si può sentire dispensato. Preghiamo per la Libia in silenzio, tutti.

Nella cronaca la denuncia di un nuovo naufragio

Intanto, secondo  l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim)  un naufragio è avvenuto al largo della Libia davanti alle coste di Zawya. A bordo dell’imbarcazione una trentina di migranti, con 20 sopravvissuti che hanno parlato di 12 persone disperse in mare, compresi due bambini. Sembra che il diffondersi della pandemia si sia aggiunto ai motivi che spingono a tentare la traversata in mare verso l’Europa. In Libia da anni si radunano i migranti spinti dai conflitti e dalla fame da vari Paesi dell’Africa subsahariana verso la Libia stessa che però è  terreno di combattimenti tra le truppe fedeli al primo ministro Al Serraj e il generale Haftar.

L’allarme Onu sulle fosse comuni in Libia

In questi giorni il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha chiesto un’inchiesta «meticolosa e trasparente» sulle fosse comuni trovate a Tarhuna, la città libica strappata la scorsa settimana al controllo del generale Khalifa Haftardalle forze del governo di Tripoli (Gna). Si parla di più di 200 cadaveri.  Nelle ultime settimane l’avanzata delle milizie guidate da Haftar ha dovuto ripiegare rinunciando all’auspicata conquista di Tripoli. Si continua a combattere a Sirte, città strategica per il controllo dei pozzi petroliferi, a 450 chilometri ad est dalla capitale. Sirte è diventata una sorta di linea rossa per entrambi gli schieramenti che hanno fatto confluire rinforzi sui luoghi. La città, ha dichiarato ieri il ministro dell’Interno Fathi Bashagha, «tornerà nelle mani della patria e sotto l’egida della legittimità». 

vaticanews/red

Chiesa cattolica svizzera

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