Dal 12 al 14 giugno a Balerna la tradizionale festa di Sant'Antonio. Il programma e la storia della devozione

Dal 12 al 14 giugno è in programma a Balerna la tradizionale festa di Sant’Antonio, a cui è dedicato il Santuario. Ogni celebrazione verrà trasmessa in streaming per poter raggiungere tutte le persone che lo vorranno.

Per le attuali restrizioni, ovviamente, nella chiesetta saranno ammesse poche persone. Altre, fino ad un massimo complessivo di 100, saranno ammesse all’esterno sotto i portici e davanti all’ingresso, sedute a distanza, e potranno seguire la S. Messa su maxi-schermi (venerdì e sabato). Al termine di ogni S. Messa verrà impartita a distanza la benedizione del pane nelle proprie case.

Le celebrazioni

Venerdì 12 giugno
ore 20    S. Rosario e S. Messa trasmessa in streaming
Sabato 13 giugno
ore 15    S. Rosario e S. Messa dedicata in particolare ad anziani e ammalati trasmessa in streaming
ore 20    S. Rosario e S. Messa trasmessa in streaming. Al termine della S. Messa sarà trasmessa in streaming
    una registrazione (estratti) della processione del 15 giugno 2019
Domenica 14 giugno
ore 8    S. Rosario e S. Messa non trasmessa

Maggiori informazioni su www.santantoniobalerna.ch e su www.parrocchiabalerna.ch

Le origini della devozione al Santo 

La devozione per Sant’Antonio a Balerna risale nel tempo, ed è facilitata dalla presenza del Santuario dedicato al Santo. Fu la popolazione di Balerna a volere, a erigere e a gestire l’oratorio poco fuori dall’antico abitato, nel luogo dove probabilmente esisteva già una cappelletta  che fu benedetto nel 1688, anche se probabilmente venne costruito nei 10-15 anni precedenti, poiché la bella statua in legno del Santo porta la data del 1675. La chiesetta, più piccola della precedente e senza campanile, presentava la facciata verso il borgo, mentre l’abside era nascosta dalla sagrestia; già allora vi erano annesse alcune stanze (probabilmente nel lato a sud) per l’eremita custode.

Nel 1747 viene cintata l’area del colle per evitare che, durante l’annuale fiera del bestiame, gli animali entrassero nell’area sacra. La visita pastorale del 1748 cita anche il portico davanti all’ingresso, miglioramenti all’interno, tra cui la bellissima balaustra marmorea oggi ridotta a miseri resti e la cantoria ornata di finte architetture dipinte, sopra il portico della facciata. Inoltre il nuovo campanile e ben sei stanze del romitorio, in parte sopra il portico laterale che si affaccia sulle case e le stalle dei coloni.

Nel 1752 si erigono le cappelle della Via Crucis, originariamente ornate da pregevoli affreschi di Raffaele Suà di Sagno (1708-1766). Tra il 1830 e il 1850 lo scenografo balernitano attivo al teatro della Scala di Milano, Giovanni Tarchini, esegue i decori geometrici della facciata e la finta abside prospettica di gusto neogotico sulla parete posteriore della chiesa che si possono vedere in antiche fotografie. Altri lavori si fanno nel terreno circostante, usato come cimitero delle vittime del colera, essendo l’edificio usato come lazzaretto.
Verso il 1855/60 Antonio Rinaldi di Tremona (1816-1875) esegue buona parte dei dipinti della Vita del Santo nell’atrio davanti alla porta principale, probabilmente ricavato chiudendo l’antico portico. Diversi lavori si registrano nel primo decennio del Novecento, ma è nel 1930 che si incarica il giovane scultore Fiorenzo Abbondio dell’esecuzione dei pannelli in terracotta per le cappelle, ormai sbiadite, della Via Crucis. Poco dopo la chiesa subisce una radicale trasformazione, non completata: si voleva invertire l’orientamento, per cui fu costruita una nuova facciata davanti alla vecchia sagrestia, ornata dagli affreschi di Torildo Conconi, e per simmetria costruito il portico a sud, mentre anche l’area intorno fu risistemata con terrazze e nuovi viali d’accesso. Intorno a questi anni si fece anche la decorazione della volta. Altri interventi importanti nel 1948: gli affreschi del Conconi furono strappati dalla facciata (ora se ne vedono i resti nel locale retrostante la facciata), e si pose il pavimento di marmo.
Risale invece al 1956 la statua di Sant’Antonio che predica ai pesci di Renzo Fontana, collocata nel giardino davanti all’ingresso, mentre qualche anno prima furono eseguiti da Pietro Verzetti (Vercelli, 1876 – Como, 1952) i dipinti nel portico laterale. L’altare liturgico del 1962 era stato progettato dall’architetto Tita Carloni, poi (1972) soppiantato da uno di Alberto Finzi con un bel tabernacolo di Milo Cleis, sostituito da uno smaltato di Costantino Sassi nel 1985. Nel frattempo l’interno fu ritinteggiato e fu smontata e ridotta la bella balaustra settecentesca; anche il pavimento di marmo viene in parte demolito per posare il riscaldamento. Gino Macconi nel 1995 esegue il mosaico nella «finta facciata» ormai rivolta solo più verso l’autostrada.
Infine tra il 2002 e il 2005 si compiono diversi lavori di restauro a numerose opere pregevoli non solo presenti nell’oratorio (la statua del Santo, il Crocifisso antico, numerosi dipinti, la cappella, gli arredi, ecc.), ma anche alcuni già da tempo trasferiti nella Nunziatura ma sicuramente provenienti da Sant’Antonio. Tra questi meritano almeno una breve segnalazione la già pala d’altare della fine del Cinquecento con Maria, Giovanni e prelato ai piedi della croce nuda, con il donatore (l’arciprete Luigi Torriani?) forse dell’ambito di Giovan Pietro Gnocchi, e Il miracolo di Sant’Antonio e la mula, con donatori, di un pittore nordico, forse bavarese e databile a cavallo tra il XVI e il XVII secolo, attualmente esposta in Municipio con altre tele seicentesche riconducibili alla bottega dei Torriani di Mendrisio.

red

Chiesa cattolica svizzera

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