«Ha creato un po’ di pasticci ma a fin di bene… e farà del bene!» Il 15 maggio scorso, mons. Charles Morerod, vescovo di Losanna, Ginevra e Friborgo, lanciava un appello alle parrocchie, chiedendo di «organizzare la colletta e la distribuzione di beni alimentari per le persone impoverite dalla pandemia ». Invitava i fedeli a depositare alimenti e prodotti di prima necessità nelle chiese. «E cosi abbiamo trovato di tutto, anche yogurt e pizze», dice una consigliera parrocchiale di Friborgo, preoccupata. In realtà, questa mobilitazione non doveva partire subito: per il vescovo, i fedeli dovevano portare queste «offerte» solo quando le funzioni religiose avrebbero ripreso. Ma la fretta di fare e di dare era grande. È la prova della generosità con la quale tante persone rispondono quando una parola autorevole le sollecita. Lo si è potuto verificare durante tutta la crisi: «In febbraio, aiutavamo ogni settima 200 famiglie con pacchi alimentari. All’apice della crisi, erano 450! Questo solo a Losanna », dice Pascal Bregnard, responsabile del dipartimento Solidarietà della Chiesa cattolica del Canton Vaud. «L’appello del vescovo ha creato una mobilitazione della gente. Anche la pastorale giovanile si è mossa per l’azione Caddies pour tous (un carrello della spesa per tutti) lanciata dalla Radio della Svizzera romanda per il 4- 5-6 giugno prossimo. Spero tanto che anche questa azione sarà un successo!». Le immagini hanno fatto il giro del mondo: più di tremila persone in coda ogni sabato nella ricchissima città di Ginevra. I primi arrivano in mezzo alla notte per entrare nella Patinoire des Vernets dove vengono distribuiti i sacchi con gli alimenti: questa «carovana della solidarietà », come viene chiamata, è nata nel 2015, ma ha preso proporzioni enormi con la pandemia. I beneficiari sono «gli invisibili»: i lavoratori arrivati dalle Filippine, dall’Eritrea, dall’America latina. Erano nei ristoranti, sui cantieri, negli alberghi o al servizio di chi lavora per le organizzazioni internazionali, spesso senza contratto. Si sono trovati da un giorno all’altro senza lavoro e senza paga. Questa azione ha avuto una grande risonanza nella popolazione e tante sono le persone che portano derrate alimentari. Ma la solidarietà ha anche un volto più profondo. Mons. Pierre Farine, il vescovo ausiliario di Ginevra in pensione, ha raccontato l’anno scorso ai colleghi di Strada Regina il suo impegno come volontario nell’Oasis: questo centro si dedica alla gente che vive per strada, ai più poveri tra i poveri. Quest’anno, mons. Farine ha dovuto tenersi a distanza: ha festeggiato gli 80 anni! Oasis ha chiuso per la pandemia, ma l’opera è andata avanti: «Sono stati gli emarginati stessi a prendersi in mano», dice con ammirazione Ines Caltas, responsabile di questo settore per la Chiesa di Ginevra. Tre volte alla settimana un pasto viene servito in una parrocchia vicina alla stazione. La doccia e il bucato si fanno invece al tempio protestante della Servette. «Per me, non basta dare la borsa della spesa, anche se va fatto, certo! Ma più importante ancora è il rapporto con queste persone. C’è chi esce di prigione, chi non ha un tetto. Con tutti cerchiamo di costruire un futuro di speranza, di crescita personale, camminando insieme».
Patrice Favre, già direttore dell’Echo magazine
Chiesa cattolica svizzera