La chiesa: una soglia speciale da riscoprire

Purtroppo siamo confrontati con una pandemia sin d’ora mai vissuta a livello mondiale. Il Covid-19 è una realtà dalle tragiche conseguenze. Il martellante messaggio che ci passavano le autorità nei mesi scorsi era di rimanere a casa. Se vuoi uscire ancora, devi stare a casa ora. Ed ecco che in brevissimo tempo la casa, il focolare domestico ha ripreso quel senso di protezione, di difesa, di prevenzione che in questi ultimi decenni la globalizzazione e il potere del girovagare facile, volevano accantonare nel dimenticatoio di un povero passato appartenente solo agli sfigati. Ora invece la situazione era, o ancora lo è (almeno nel mondo, visto che qui da noi è contenuta) così catastrofica (dicono), che per non rimanere contagiati o peggio, dovevamo rimanere barricati dentro le nostre mura domestiche. È una situazione che fino a quando non si è personalmente toccati è inconcepibile e angosciante. 

Ma noi cristiani per proteggerci prima e per ripartire dopo, disponiamo di un’altra casa, è una casa speciale costruita su due entità dove da millenni è viva sorgente – guida in questo cammino terreno così affannato. La parte visiva è costruita con pietre, stucchi, marmi e vetro, mentre l’altra  richiama la spiritualità che con la coscienza di essere stati creati chiamiamo anima. Il solo entrare in una chiesa, pure vuota ma con la fiammella che testimonia la Sua presenza, dà un senso di sicurezza, protezione, conforto. Nei secoli passati i più che ci hanno preceduto, avevano una qualità di vita precaria o misera, ma equilibravano le carenze materiali con una spiritualità che li facevano liberi, tolleranti, forti e coscienti che il loro lavoro era la doverosa evoluzione della creatività dell’Inizio.  Parte di questo loro essere, s’è tramutato sulle grandiose opere d’arte che ora ci attorniano quando entriamo in una qualsiasi delle nostre chiese. La loro era una profonda spiritualità dove il loro lodare Dio si trasformava in stucchi, pitture, statue che ora ci attorniano ma alle quali, purtroppo, non sempre, diamo loro il credito che si meritano. La società non è la stessa come non lo è il nostro credere cristiano, ma il bisogno di spiritualità per quanto si dica, è sempre lì pronto a confortarci. Il costruttivo esempio, l’operato, di questi grandi del passato, se siamo in grado di assimilarlo, ci darebbe quel viatico necessario per scrollarci di dosso le incertezze che ci pesano quotidianamente.  La soglia di questa casa, la Chiesa, è aperta per tutti, molti le passano accanto ma trovano fastidioso e solo perdita di tempo entrarvi, quando si è impegnati a programmare le uscite del prossimo week-end o fare da taxi driver. Il non attraversare quella soglia comporta lo sviluppo di una società priva di punti di riferimento cristiani, quegli stessi punti di riferimento che nei 2000 anni di esistenza abbiamo adattato ai dovuti cambiamenti. Auguro alle prossime generazioni (qualcuna è già nata) di non vivere in un apatico mondo comandato solo da App e robot dove il comune senso di socialità, tolleranza e altruismo sia solo una storia archiviata.    

Silvano Zaccariotto

Chiesa cattolica svizzera

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