22 maggio, festa di Santa Rita: la devozione nella Svizzera italiana

Per centinaia di migliaia di fedeli è la «santa dei casi impossibili»: la devozione a santa Rita non ha confini, e dall’Umbria si è estesa in tutto il mondo. Anche in Svizzera, come hanno raccontato i rettori dei santuari di Cascia e Roccaporena. Oggi, 22 maggio, si celebra la sua festa: una giornata diversa dal solito, a causa delle restrizioni imposte dal Coronavirus. Ma che sarà comunque vissuta in pienezza: tanti gli appuntamenti, che si potranno seguire in streaming (QUI le indicazioni con gli orari e i canali di diffusione). La messa delle 10.30 e il rosario delle 21, in diretta da Cascia, saranno trasmessi anche su Tv2000.

Anche nella Svizzera italiana, la devozione a santa Rita è ben radicata. Uno dei centri è la chiesa di San Sisinio alla Torre a Mendrisio, che ospita all’interno una bella statua della santa. «Ho cominciato a visitarla quando lavoravo in un’industria poco distante», spiega la signora Flora Sala. «Nella pause pranzo o a fine giornata venivo a trovare santa Rita, e non ho più smesso». Qui, ogni prima domenica del mese, la Messa è dedicata alla santa: «E la chiesa è sempre piena di gente».

Anche se non si potrà celebrare la liturgia, in questo 22 maggio la chiesa di San Sisinio non rimarrà vuota: «In mattinata ci ritroveremo per il rosario, nel rispetto delle misure di sicurezza», racconta ancora Flora Sala. «Tutto è nato in modo spontaneo: con un gruppetto di amiche ci siamo sentite e abbiamo recitato ogni mattina la novena di santa Rita. Sarà bello concluderla proprio davanti alla sua statua».

La chiesa di San Sisinio alla Torre a Mendrisio

La preghiera di intercessione, del resto, unisce i fedeli. Nel monastero agostiniano di Poschiavo, le suore di clausura sentono una naturale vicinanza con santa Rita che si fece monaca proprio di questo ordine. Al telefono, la madre superiora ricorda quando il culto prese piede anche nei Grigioni: «I cappellani della nostra famiglia religiosa cominciarono a proporre ogni giovedì il rosario alla Madonna e a santa Rita seguito dall’adorazione eucaristia, una trentina di anni fa. C’era sempre un’intenzione particolare: per la pace nel mondo, per le famiglie, per i malati… Da allora, le persone hanno sviluppato un legame speciale con la santa. Per un periodo il rosario fu interrotto: la gente chiese che venisse ripreso, perché ormai aspettavano questo momento».

La statua di santa Rita a San Sisinio

Nel monastero, la Messa in memoria di santa Rita sarà celebrata dal cappellano particolare. «Pregheremo specialmente per le famiglie, in particolare quelle più colpite da questo momento di pandemia». Le suore di Poschiavo oggi sono una decina, e al momento è bloccato il servizio di ospitalità del monastero. «Sentiamo forte la vicinanza coi nostri patroni», commenta la madre superiora: «Rita, Nicolao della Flue, Agostino. Santa Rita fu donna di pace: a lei chiediamo di donare a ogni persona la pace interiore».

Chi ha studiato da vicino la figura di santa Rita è Patrizia Solari, che da circa trent’anni cura la rubrica «Santi da scoprire» per la rivista di Caritas Ticino. «Ricordo che da bambina avevo un’idea quasi leggendaria: sul comodino di mia nonna c’era un’immaginetta tradizionale, santa Rita era rappresentata come una suora che prega con un raggio di luce che parte da un crocifisso e le ferisce la fronte. Poi, leggendo i testi, ho imparato a conoscerla meglio: Rita era una donna che ha attraversato tutti gli stati di vita come moglie, madre e suora. Forse, proprio per questo, la gente di tutto il mondo la sente così vicina nel condividere le esperienze di profonda umanità».

Un aspetto in particolare ha colpito Patrizia Solari nelle sue ricerche, e si ricollega alle considerazioni della madre superiora di Poschiavo: «La vita di santa Rita fu segnata dal desiderio di portare pace. I suoi genitori svolgevano proprio il mestiere di pacieri. E lei, per poter entrare in monastero come vedova di un assassinato, dovette far riconciliare la sua famiglia con quelle di coloro che uccisero il marito. È un aspetto forse poco conosciuto, ma che fa luce sulla personalità di questa grande donna».

Non appena sarà possibile viaggiare, i santuari di Cascia e Roccaporena accoglieranno nuovamente i pellegrini. Anche Flora Sala desidera tornare in quei luoghi: «Mi ha sempre colpito la presenza di tanta gente, anche di giovani e famiglie». Ai santuari è legato un ricordo divertente: «Durante un viaggio comunitario in Umbria guidato da monsignor Grampa, che allora non era ancora vescovo di Lugano, ricordo che proposi una tappa proprio a Cascia. Io c’ero già stata e mi ritrovai a far da ‘cicerone’ al vescovo! Gli abiti di santa Rita, lo scoglio della preghiera, il lazzaretto dove curava i malati, il giardino dove fiorì la rosa in pieno inverno: sono posti speciali, dove si respira un raccoglimento eccezionale».

Gioele Anni

Chiesa cattolica svizzera

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