Nella terza tappa del suo cammino di meditazione, Francesco affronta il mistero della Creazione. Perché «la vita – spiega – il semplice fatto che esistiamo, apre il cuore dell’uomo alla preghiera». La prima pagina della Bibbia, infatti, «assomiglia ad un grande inno di ringraziamento», che racconta la Creazione ribandendo continuamente «la bontà e la bellezza di ogni cosa che esiste».
Dio, con la sola «sua parola, chiama alla vita, ed ogni cosa accede all’esistenza». Separa la luce dalle tenebre, crea «la varietà delle piante e degli animali» fino all’apparire dell’uomo, in un «eccesso di esultanza»: «Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona». »Buona, ma anche bella – aggiunge uscendo dal testo preparato – si vede la bellezza di tutto il Creato!». «La bellezza e il mistero della Creazione – spiega Francesco, citando il Catechismo – generano nel cuore dell’uomo il primo moto che suscita la preghiera».
Il salmista si domanda: «Che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi». Contempla «il mistero dell’esistenza intorno a sé, vede il cielo stellato che lo sovrasta» e che oggi grazie all’astrofisica vediamo «in tutta la sua immensità», e si chiede, ricorda il Pontefice «quale disegno d’amore dev’esserci dietro un’opera così poderosa!» In questa vastità l’uomo mortale è una creatura fragilissima, ma anche l’unica, in tutto l’universo, «consapevole di tanta profusione di bellezza».
La preghiera dell’uomo è strettamente legata con il sentimento dello stupore. La grandezza dell’uomo è infinitesimale se rapportata alle dimensioni dell’universo. Le sue più grandi conquiste sembrano ben poca cosa… Però l’uomo non è nulla. Nella preghiera si afferma prepotente un sentimento di misericordia.
Nulla, spiega ancora Papa Francesco, «esiste per caso», e nell’universo noi esseri umani, ricorda il salmista, «siamo fatti poco meno di un Dio, di gloria e di onore siamo coronati». La relazione con Dio, sottolinea il Papa, «è la grandezza dell’uomo». «Per natura – infatti – siamo quasi nulla, piccoli, ma per vocazione, per chiamata, siamo i figli del grande Re!«. Molti di noi hanno fatto questa esperienza:
Se la vicenda della vita, con tutte le sue amarezze, rischia talvolta di soffocare in noi il dono della preghiera, basta la contemplazione di un cielo stellato, di un tramonto, di un fiore…, per riaccendere la scintilla del ringraziamento.
È cosi che «la preghiera è la prima forza della speranza». Io direi, aggiunge, «che la preghiera apre la porta alla speranza. La speranza c’è, ma con la mia preghiera apro la porta». Perché gli uomini di preghiera «sono quelli che ripetono, anzitutto a sé stessi e poi a tutti gli altri, che questa vita, nonostante tutte le sue fatiche e le sue prove, nonostante i suoi giorni difficili, è colma di una grazia per cui meravigliarsi. E in quanto tale va sempre difesa e protetta».
Gli uomini e le donne che pregano sanno che la speranza è più forte dello scoraggiamento. Credono che l’amore è più potente della morte, e che di certo un giorno trionferà, anche se in tempi e modi che non conosciamo.
Gli uomini e le donne di preghiera, conclude Papa Francesco, «portano riflessi sul volto bagliori di luce: perché, anche nei giorni più bui, il sole non smette di illuminarli». »La preghiera ti illumina – chiarisce – ti illumina l’anima», il cuore e il viso. «Anche nei tempi più bui», anche nei più dolorosi.
Tutti siamo capaci di portare gioia. Questa vita è il dono che Dio ci ha fatto: ed è troppo breve per consumarla nella tristezza, nell’amarezza. Lodiamo Dio, contenti semplicemente di esistere. Guardiamo l’universo, guardiamo le bellezze e anche guardiamo le proprie croci e diciamo: «Ma, tu esisti, tu ci hai fatto così, per te». E sentire quella inquietudine del cuore che mi porta a ringraziare e a lodare Dio. Siamo i figli del grande Re, del Creatore, capaci di leggere la sua firma in tutto il creato.
Quel creato, chiosa Francesco, «che oggi noi non custodiamo: ma in quel creato c’è la firma di Dio che lo ha fatto per amore». Il Signore, è la sua preghiera finale, «ci faccia capire sempre più profondamente questo e ci porti a dire ›grazie’ «, che è «una bella preghiera».
Vatican news/red
Chiesa cattolica svizzera
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