Il Prefetto della Congregazione per i vescovi: «Più donne per formare i sacerdoti»

È un fatto: le donne rappresentano spesso una presenza numericamente maggioritaria tra i destinatari e i collaboratori dell’azione pastorale del sacerdote. Al numero 151 della Ratio fundamentalis del 2016, si legge che la presenza femminile nel percorso formativo del Seminario ha una propria valenza, anche in ordine al riconoscimento della complementarità tra uomo e donna. Ma per il cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i vescovi, rimane molto da fare. Il modello è ancora clericale. Serve una rivoluzione culturale.

Eminenza, lei si è già detto favorevole alla presenza di donne nella formazione dei sacerdoti e nell’accompagnamento spirituale. Ci può spiegare perché? E per cosa?

R. – Possono partecipare in molti modi: nell’insegnamento teologico, filosofico, nell’insegnamento della spiritualità. Possono fare parte della squadra dei formatori, in particolare nel discernimento delle vocazioni. In questo campo abbiamo bisogno del parere delle donne, della loro intuizione, della loro capacità di cogliere il lato umano dei candidati, il loro grado di maturità affettiva o psicologica. Per quanto riguarda l’accompagnamento spirituale, la donna può essere di aiuto, certo, ma credo che sia meglio che sia un sacerdote ad accompagnare un candidato al sacerdozio. La donna, invece, può accompagnare la formazione umana, un aspetto che non è, secondo me, abbastanza sviluppato nei seminari. È necessario valutare il grado di libertà dei candidati, la loro capacità di essere coerenti, di stabilire il loro programma di vita, e anche la loro identità psicosociale e psicosessuale.

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Chiesa cattolica svizzera

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