Allarme ONU: rischio di una carestia di «proporzioni bibliche»

La popolazione mondiale rischia una carestia di «proporzioni bibliche» a causa della pandemia di coronavirus. È l’allarme lanciato in queste ore dagli esperti del World Food Programme (Wfp), l’agenzia Onu che si occupa di assistenza alimentare, secondo cui più a rischio sono 10 nazioni al mondo martoriate da anni di guerre, crisi economiche e cambiamenti climatici; fra queste vi sono anche Siria e Yemen. 

La pandemia da coronavirus, unita ai conflitti e ai cambiamenti climatici rischia di far raddoppiare il numero di persone nel mondo che affrontano un’insicurezza alimentare acuta. Secondo il Programma alimentare mondiale, quest’anno circa 130 milioni resteranno senza cibo, portando il numero complessivo a 265 milioni di persone, molte delle quali si trovano in zone di conflitto o in paesi gravemente colpiti dai cambiamenti climatici. Un allarme in questo senso è stato lanciato anche dall’Ong Oxfam che, riportando stime dell’Ecowas, parla di un aumento da 17 a 50 milioni di persone sottoposte a crisi alimentare e nutrizionale in Africa occidentale, tra giugno e agosto di quest’anno.

Al progredire dell’epidemia di coronavirus, che avrebbe superato i 2,5 milioni di contagi al mondo, si affianca ora la peggior crisi economica dalla Seconda Guerra mondiale. Un quadro che preoccupa analisti ed esperti, nella prospettiva di una possibile carenza nelle scorte alimentari su scala globale. 

Nel quarto Rapporto globale sulle crisi alimentari, pubblicato in questi giorni emerge che fra le nazioni a rischio vi sono Yemen, Siria, Repubblica democratica del Congo, Afghanistan, Venezuela, Etiopia, Sud Sudan, Nigeria e Haiti. In alcune aree, come l’’Africa orientale e l’Asia del sud, anche prima della pandemia da coronavirus, la situazione era critica in tema di scorte alimentari a causa di una pesante siccità e della peggiore invasione di locuste da decenni. 

Nel documento emerge che il numero di persone che soffrono la fame potrebbe passare da 135 milioni a più di 250 milioni. Nel giro di pochi mesi fino a 30 milioni di persone, e forse anche più, potrebbero morire se non verranno assicurati finanziamenti e rafforzate le scorte alimentari. 

Agenzie/red

Chiesa cattolica svizzera

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