Padre Leonardo sulle tracce di don Alessandro Pronzato

Padre Leonardo Sapienza, sacerdote rogazionista, è il reggente della Casa Pontificia, di questi tempi priva del suo Prefetto, dopo l’allontanamento di monsignor Georg Gänswein. Ma padre Leonardo trova ugualmente il tempo di integrare l’impegnativo lavoro alla Prefettura Pontificia con un’intensa attività pubblicistica di numerosi libri di preghiera e di catechesi sulla vocazione, molti tradotti in varie lingue.

Ha curato anche raccolte di massime e di pensieri spirituali, essenziali commenti ai Vangeli domenicali, raccolte di antologie sulla figura e gli scritti di Paolo VI: la sua venerazione verso il Papa di Brescia mi trova consenziente, così come l’amicizia e la stima per quel prete che finì per essere anche nostro, don Alessandro Pronzato, di cui fu amico carissimo.

A lui ha dedicato i suoi due recenti volumi, uno edito dalla San Paolo: «Il prete e la gioia», l’altro ancora da Gribaudi, l’editore storico di don Pronzato: «Il prete con la penna». Entrambi i libri hanno una caratteristica che li accomuna: sono raccolta e pubblicazione di documenti e testimonianze, il primo sul prete e la gioia; il secondo su l’avventura di don Pronzato scrittore.

«Il prete e la gioia» ci dice: la gioia di dare gioia; la gioia di accendere un sorriso sul volto cupo; la gioia di fare diverso, perché ogni giorno abbia la sua gioia. È un rosario di testi sulla gioia che, oltre a dire la versatilità del loro autore, non richiedono una lettura sistematica e impegnativa, ma favoriscono lo spigolare di una pagina che dà luce a una giornata, a un periodo liturgico, a un ritiro spirituale, a un cambiamento di vita.

Un libro che mi sono permesso di raccomandare, nel ricordo fatto a Lugano lo scorso 25 gennaio, su Alessandro Pronzato, perché il contenuto non vale solo per il prete, ma per ogni cristiano, soprattutto in questi momenti tristi di incomprensione della vita della Chiesa e del suo Papa Francesco.
Pensieri in libertà, ma tutti relativi alla gioia: il gigantesco segreto del cristiano su cui un Papa caro a don Alessandro e a padre Leonardo come a me, Paolo VI, aveva steso un’esortazione apostolica: Gaudete in Domino. Il cristianesimo come gioia! Quanto è attuale in questi tempi di Coronavirus, quanto mai opportuna dunque la raccolta e la pubblicazione dei testi curata da padre Leonardo Sapienza.

Ma non meno interessante e certo non più convenzionale l’ultimo libretto di padre Leonardo, pubblicato da Gribaudi, che descrive l’avventura di don Alessandro Pronzato scrittore, colto come il prete con la penna, il prete delle 170 opere, di cui padre Leonardo offre un materiale sciolto, non rielaborato ma offerto alla riflessione dei lettori attraverso alcuni canali che spiegano l’inizio, casuale o provvidenziale, della vocazione di scrittore di don Alessandro, la sua fedeltà rimasta costante attraverso il canale dell’amicizia con l’editore, con gli amici scrittori, amici religiosi, amici laici, con gli amici tout-court; il tutto per amore alla Chiesa che don Alessandro dice di amare tanto: sia quando parla come quando tace.

Una penna, quella di don Pronzato, con l’inchiostro sempre fresco, la scrittura sempre vivace sugli eventi d’attualità con il coraggio di dire o riferire quello che pensa su persone e fatti, ma sempre con amore, anche nella «parresia» più coraggiosa. Rileggerlo è importante perché si dimostra il sale o il lievito che dà gusto e valore alla massa, fa lievitare la pasta, impedisce che divenga secca e rafferma. Una penna, quella di don Alessandro, che non permette alle acque della Chiesa di diventare stagnanti, ma di correre, di essere vive, qualche volta magari di uscire dagli argini, come fanno tutti i fiumi che non siano aridi.

Un libro stimolante, curioso, vivace questo di padre Leonardo Sapienza. Non anticipo di più, ma lo consiglio a chi vuol restare vivo e vivere la Chiesa – per usare un’immagine cara all’amico Andrea Grillo – non come museo, ma come giardino fiorito, nonostante le ortiche, gli sterpi e gli spini. Un giardino da coltivare, da far fiorire: strappando le erbacce, togliendo i sassi, curando i fiori che più son diversi, più sono belli. Con l’auspicio che siano anche profumati.

Monsignor Pier Giacomo Grampa, vescovo emerito di Lugano

Chiesa cattolica svizzera

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