Padre Patton, custode di Terra Santa: «Non fermiamoci al Venerdì Santo»

«Stiamo constatando la nostra intrinseca umana fragilità. Le persone che vivono la sofferenza e la malattia, stanno facendo esperienza sulla loro pelle di questa fragilità. E come facciamo l’esperienza di affidarci ai medici, facciamo anche l’esperienza di affidarci nelle mani di Cristo Risorto». L’esortazione è del Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, che in un’intervista al Sir, parla della Pasqua imminente. A causa del Coronavirus quest’anno anche a Gerusalemme le celebrazioni saranno a «basilica chiusa», senza il concorso né di fedeli né di pellegrini, peraltro impossibilitati a viaggiare per le rigide restrizioni imposte da tutti i Paesi.

L’umanità che si riscopre «fragile» davanti alla pandemia riportano alla memoria le parole di Gesù sulla Croce: «Dio mio perché mi hai abbandonato?». Queste sono, per il Custode, «la reale espressione del suo drammatico confronto con la sofferenza, con la morte. Nell’altra espressione ›Padre nelle tue mani affido il mio spirito’, Gesù arriva ad abbandonarsi fiducioso nelle mani del Padre. Credo che questo sia il cammino di ogni credente nel momento della sofferenza, sia che porti alla morte o che conduca alla guarigione: dal sentirsi abbandonato all’abbandonarsi nelle mani del Padre. Il nostro cammino, dunque, non è vano e non sbatte davanti a una pietra tombale. La Pasqua ci ricorda che Gesù è più forte di tutto, di qualsiasi male compresa la malattia fisica, compresa la morte». Sarà la Pasqua del Sepolcro vuoto e della basilica vuota, «ma sono vuoti diversi che vanno messi in relazione – spiega il frate – la tomba vuota è il segno della Resurrezione, della vittoria sulla morte. La Basilica vuota è in qualche modo il riflesso del vuoto o del senso di vuoto che l’umanità sta vivendo. Quel senso di fragilità e sgomento che viene riempito dal Sepolcro lasciato vuoto da Cristo Risorto. La Pasqua non è un mito, è la verità cui ci aggrappiamo».

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Chiesa cattolica svizzera

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