Coronavirus: una mamma ticinese confrontata con la fragilità della figlia

Siamo nel mezzo di un’emergenza sanitaria vissuta dall’intera umanità: un virus che attacca la vita e le emozioni. Devi prendere decisioni per il bene di chi ami e non puoi permetterti di sbagliare. Già, perché quando sei mamma di una figlia disabile in sedia a rotelle e con importanti problemi respiratori dalla nascita, è così che percepisci la realtà. Sentirsi impotenti di fronte a questo attacco è una scuola di vita a cui non avrei voluto iscrivermi ma è toccato a me, a tutti, sì perché in tutte le famiglie c’è una persona fragile che va protetta. A causa dei suoi problemi respiratori mia figlia rientra infatti nella categoria più a rischio, nonostante la giovane età. Quindi per evitare qualsiasi pericolo è stato deciso che l’unica possibilità fosse proteggerla a tutti i costi, tenendola a casa da scuola fin dal rientro dopo le vacanze di carnevale. Decisione difficile e sofferta perché rinchiuderla in casa quando gli altri andavano a scuola e non poter così incontrare le amiche, è stato un sacrificio ulteriore da chiederle. Già nella settimana di carnevale avevamo ridotto al minimo i contati sociali, così tirando le somme, lei è a casa da più di 5 settimane. Quest’anno il compleanno dei suoi 15 anni è caduto nel bel mezzo di una pandemia. Chi l’avrebbe mai immaginato. Generalmente non amo scrivere sui social ma in questo periodo, con un post su facebook, ho espresso la mia gratitudine per la solidarietà di persone vicine e di chi è solidale per responsabilità personale: «Ringrazio di cuore chi si sta impegnando a restare a casa e a rispettare le regole. (…) L’abbiamo festeggiata in isolamento, come abbiamo potuto, ma con l’affetto e la vicinanza di parenti ed amici che hanno cercato di renderle speciale questo giorno già carico di emozioni. Biglietti, cartoline e regali giunti per posta: è stata una gara di solidarietà ed affetto che mi ha commosso molto. Ringrazio tutti voi che vi impegnate a stare a casa per evitare che il virus arrivi a lei. Lo apprezzo infinitamente anche da chi non la conosce nemmeno ma ha deciso di fare la differenza, ha deciso con responsabilità che è un suo dovere stare a casa. Il bene che state facendo vi verrà restituito, ne sono certa!» Mancano gli affetti più cari, mancano i gesti più semplici ma grazie alle nuove tecnologie possiamo sentirci in un qualche modo più vicini e ci teniamo pronti per recuperare e forse vivere meglio quello che sembrava tanto scontato come una stretta di mano, un abbraccio e la libertà di poterlo fare. Siamo nel bel mezzo di questa emergenza che ha cambiato all’improvviso le nostre vite e che in un qualche modo le segnerà. Chi può dire quel che sarà: in me resta solo la certezza di aver fatto tutto il possibile per mia figlia e per quel prossimo così lontano eppure tanto vicino.

Prisca Vassalli, di Claro

Chiesa cattolica svizzera

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