Lettera aperta ai malati di coronavirus

A Rodero, in provincia di Como, a due passi dal confine con la Svizzera, c’è la Casa di Gabri, dove da dieci anni, ormai, trovano accoglienza bimbi con andicap gravissimi, la cui vita sin dai primi vagiti è collegata ad una bombola d’ossigeno. Persino per chi di loro una famiglia ce l’ha, non è possibile stare a casa propria: troppo grave e complicata la patologia. E così don Angelo, cappellano della clinica socio-psichiatrica di Mendrisio, ha dato vita una dopo l’altra, nel raggio di una manciata di chilometri, a diverse realtà di accoglienza per questi bimbi. La Casa di Gabri è stata la prima. Non si sentono risate, voci che si levano per chiamare, dire, salutare. Il tono in tutta la casa è sommesso. Il coronavirus che ha silenziato il mondo in questi mesi, qui non ha cambiato nulla. Se non acuire ulteriormente una sensibilità già tanto alta, come scrive don Angelo, nella lettera aperta con cui ha voluto dare voce a questi bambini senza voce, e far nascere il desiderio di condividere la speranza. La lettera:

Siamo i bambini di «Casa di Gabri». La malattia severa e invalidante ci ha presi fin dalla nascita. Non abbiamo conosciuto giorni sani e viviamo in una situazione simile a molti di voi. Il nostro intelletto assopito a causa della compromissione del nostro quadro cerebrale, lascia però il posto al cuore ed è con esso che vi esprimiamo, seppur con un linguaggio afono, fatto soltanto di gemiti, il nostro affetto e la nostra vicinanza. E’ come se il cuore parla al cuore e vi diciamo, consapevoli perché coinvolti, coraggio, coraggio, non siete soli. Un mondo di persone è in trepidazione per voi e anche se alcuni sono nell’incoscIenza della sedazione, possiate sentire la solidarietà di una Nazione e di coloro che ci amministrano, oltre al prezioso affetto dei vostri cari. A noi fa molto bene. Ciò che conforta e rende lottatori per la vita, sono le premure e le cure che riceviamo da persone che, come angeli vestiti di bianco o di verde, si occupano di noi. Siamo loro molto riconoscenti perché sono diventati i nostri affetti e ci tengono per mano mentre suppliscono la lontananza forzata dei nostri cari. Persino l’ossigeno che giorno e notte ci somministrano, sembra profumare di affetto e le attenzioni e le cure che riceviamo ci sono indispensabili per vivere. A noi fa bene anche la preghiera, medicina silente ed efficace che in molti per noi, rivolgono al Cielo. Viviamo una sofferenza non voluta, tanto che il pianto, che è di tutti i bimbi, ci è negato, come anche il sorriso, ma lottiamo ogni giorno come piccoli guerrieri, per la vita finché ci è dato di celebrarla. Di fronte alla sofferenza, alla malattia e alle sue gravità, noi che siamo bimbi fragili ma forti, abbiamo compreso che l’uomo, dopo un primo e naturale rigetto, nella difficoltà di far tacere il rumore che c’è in ognuno di noi, si fa più buono, pensoso e incomincia a dilatare le pareti del suo cuore, fino a diventare dispensatore di solidarietà per tutti noi, affetti da questa preziosa fragilità. Niente va perduto e…»andrà tutto bene». Con tanto affetto, i bambini di Casa di Gabri.

Qui vi riproponiamo un servizio sulla Casa di Gabri.

(red)

Chiesa cattolica svizzera

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