Gli imprenditori cristiani del Ticino (UCIT): la quarantena lavorativa accelera il cambiamento

Secondo la Segreteria di Stato dell’Economia, la crisi del Coronavirus porterà la Svizzera in recessione. A oggi, in una situazione d’incertezza legata al diffondersi della pandemia, i tecnici di Berna prevedono un calo del prodotto interno lordo dell’1,3% nel 2020. Dietro i numeri e le tabelle ci sono le storie di lavoratori, famiglie e imprese. Ne abbiamo parlato con Stefano Devecchi Bellini, vicepresidente esecutivo di Gamos Group (azienda che esporta prodotti alimentari nel mercato cinese), socio fondatore e presidente dell’Unione Cristiana Imprenditori Ticinesi (Ucit).

Stefano Devecchi Bellini, presidente UCIT

Dottor Devecchi Bellini, il Coronavirus ha cambiato anche il suo modo di vivere e lavorare.
Ho la possibilità di svolgere il mio lavoro da casa, io e mia moglie ci alterniamo nella cura dei nostri due figli di 3 e 5 anni. Questa situazione mi ha imposto di adattarmi rapidamente alle nuove tecnologie, utilizzando ancora di più email e chiamate in videoconferenza per mandare avanti l’attività. Inoltre c’è un po’ più di tempo per la formazione. In generale mi sto educando a nuovi ritmi che possono migliorare il rapporto coi familiari e con me stesso.

In che modo gli imprenditori ticinesi stanno vivendo questo momento?
C’è sicuramente paura: del calo del fatturato, dei licenziamenti, di non essere pronti a gestire una situazione di emergenza come questa. Il timore, se ci si ferma tutti, è di perdere importanti clienti in Svizzera e in Europa che andrebbero ad approvvigionarsi dai nostri concorrenti. A titolo di esempio racconterei due storie di soci UCIT.  Marco Jelmini, proprietario della Galvolux che opera nel settore arredamento, fa sapere che stanno cercando nel limite del possibile di soddisfare le richieste dei clienti in particolar modo oltre Gottardo. In Ticino hanno sospeso tutte le attività di posa nei cantieri e hanno unicamente in funzione il picchetto di servizio tecnico 7/7 per chiamate urgenti. Mentre Mattia Bernardoni, proprietario della casa vinicola Tamborini, ci racconta che stanno vivendo momenti di incertezza: dato che la ristorazione è bloccata, le loro attività primarie sono al minimo. Alcuni dipendenti sono in ferie e altri lavorano da casa.

Una foto di gruppo degli imprenditori UCIT

Consigli per affrontare la crisi?
Un’azienda responsabile cerca da subito di coniugare flessibilità e pragmaticità per assicurare i lavoratori contro il coronavirus, predisporre alloggi adeguati per i dipendenti frontalieri, creare spazi tra i colleghi di almeno 4,5 metri. È importante anche in azienda dominare il panico facendo sì che la paura non prenda il sopravvento, ma che venga invece gestita come energia utile ad attivare le contromisure possibili. Durante una crisi, poi, è importante la strategia della comunicazione. Questo periodo pone l’azienda in buona o cattiva luce, a seconda di quanto ogni azienda abbia sviluppato la prevenzione – ovvero il prepararsi per tempo alla gestione di una crisi – sviluppando la capacità di comunicare, con un protocollo preciso, rispetto ad un evento critico in modo adeguato ed efficace.

Come si uscirà dalle difficoltà economiche?
Nessuno ha la bacchetta magica o la sfera di cristallo. La ripresa sarà dura per chi riuscirà a sopravvivere mentre quasi impossibile per chi non ha innovato o adeguatamente modernizzato la sua impresa. Avremo aziende che per continuare licenzieranno e altre che faranno ancora più ricorso ai frontalieri togliendo forza lavoro svizzera. L’unica certezza è che l’impatto su tutti i comparti economici e sul PIL ci sarà e avrà effetti rilevanti, anche sul lungo periodo. Arginare le conseguenze delle perdite attuali è fondamentale, così come offrire risposte politiche che vadano oltre l’immediato. Le misure del Governo dovranno essere indirizzate al potenziamento della crescita economica per tutto il 2020 in quanto l’emergenza sta compromettendo il futuro economico.

Iniziativa UCIT al Centro San Giuseppe

Questa crisi, però, ci sta anche insegnando qualcosa.
Ne usciremo comunque diversi, e in certe occasioni anche migliori, perché avremo dovuto sperimentare nuove tecniche o opportunità di lavoro. In particolare è il tempo di privilegiare ancora di più il rapporto famiglia-impresa, dato che le scuole resteranno chiuse per alcuni mesi. La relazione tra famiglia e lavoro è fondamentale sia per la qualità del lavoro che per la qualità della vita, oltre che del benessere degli individui e delle famiglie. L’interdipendenza tra famiglia e lavoro, come dimensione di sostenibilità sociale, sembra non solo appropriato, ed eticamente giusto, ma anche economicamente accattivante. Un’azienda cosciente di quale sia l’impegno che la famiglia, attuale e futura, richiede al dipendente, a qualsiasi età e in varie fasi del ciclo di vita, è un’azienda lungimirante capace di leggere le trasformazioni della società e di modificare criticità in opportunità, attraverso un’attenzione e una cura particolari alla sua risorsa più importante: il dipendente.

Ripensare il lavoro a partire dalla famiglia, insomma.
L’espressione chiave è «responsabilità familiare d’impresa». Le aziende che se ne prendono cura vogliono sostenere la famiglia e il bilanciamento tra lavoro e vita privata delle persone impiegate in azienda. Queste aziende hanno lavoratori impegnati e leali perché riescono a coniugare bene lavoro e famiglia. Hanno identità e valori aziendali espressi e condivisi. Sono le più smart perché sfruttano appieno le nuove tecnologie. Sono capaci di attrarre nuovi talenti interessati alla qualità della vita in azienda, oltre che ai soliti parametri di ruolo e stipendio.

Il presidente UCIT Devecchi Bellini con il vescovo di Lugano, mons. Valerio Lazzeri

L’emergenza colpisce anche l’UCIT. Come avete riprogrammato le attività dell’associazione?
Avevamo in programma due visite aziendali in Tamborini e Galvolux nei mesi di aprile e maggio, ora speriamo di riuscire a farne almeno una prima della pausa estiva. La conferenza al Centro San Giuseppe sul tema «economia e giustizia», prevista a marzo, sarà riprogrammata per fine anno. Confermate invece per la seconda parte dell’anno le visite aziendali in Plastifil e Regazzi. Ci stiamo organizzando per realizzare due webinar nel mese di marzo su tematiche che interessano le aziende come lo smartworking, la diversity e l’agility. Inoltre tre Soci Fondatori stanno scrivendo interessanti riflessioni che distribuiremo ai nostri associati. Insomma, anche nel nostro piccolo ci sentiamo camaleonti, inevitabilmente e con passione ci adattiamo ai tempi e agli ambienti.

Prospettive per il futuro?
Una nuova sfida potrebbe essere quella di individuare aziende che sono d’esempio proprio nella responsabilità familiare d’impresa. Il «Premio Ucit Etica d’Impresa» terrà quindi conto di imprese e imprenditori che stanno già facendo la loro parte per cambiare non solo le strutture interne dell’azienda ma anche per modificare l’approccio culturale e alla famiglia.

Un auspicio in questi giorni difficili?
Uno dei vaghi ricordi del libro «Il piccolo principe» è l’espressione: «L’essenziale è invisibile agli occhi». Nel caso di aziende virtuose si tratta di relazioni buone con i dipendenti e tutti gli attori che operano con l’azienda. Relazioni buone come l’impostazione del lavoro aumentano la qualità della vita delle persone e quindi migliorano la produttività con effetti molto significativi: un principio da ricordare, oggi e in futuro.

Chiesa cattolica svizzera

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