La testimonianza di Mercia Andrews, ospite di Sacrificio Quaresimale: «Credo in una società giusta e alle alternative che abbiamo»

«Sempre più spesso di sente dire che l’Africa non può produrre abbastanza cibo per sé stessa. Questa è un’immagine che le grandi aziende in particolare cercano di far passare / veicolare, perché fa credere alla gente che nulla funziona senza fertilizzanti e pesticidi – i loro fertilizzanti e pesticidi» afferma Mercia Andrews.

La donna è giunta in Svizzera, ospite della Campagna ecumenica quaresimale, per portare la sua testimonianza diretta sul valore inestimabile che le sementi e il poterne disporre liberamente hanno sul diritto al cibo e la sicurezza alimentare delle contadine e dei contadini. Una realtà, quella descritta, che Mercia conosce molto bene per averla vissuta in prima persona. L’attivista sudafricana è infatti cresciuta in una piantagione di frutta nel Capo Occidentale, in una famiglia di braccianti agricoli. A causa di trasferimenti forzati durante il periodo dell’Apartheid, Mercia è giunta a Città del Capo, dove ha lavorato come insegnante. Ma il suo legame profondo con la terra e aver vissuto le ingiustizie sulla propria pelle, l’ha spinta ad impegnarsi in prima linea a fianco delle donne contadine. Oggi dirige una rete di associazioni di contadine, la Rural Women Assembly (un partner di Sacrificio Quaresimale), attiva in Sudafrica, Mozambico, Lesotho, Malawi, Zambia, Zimbabwe, Swaziland, Namibia e Botswana. «Siamo le guardiane della terra, della vita e dei semi» afferma il loro slogan. La rete è impegnata nel fare lobby per la protezione delle sementi coltivate, nella promozione di modelli agricoli alternativi e nella salvaguardia della biodiversità.

«Le famiglie di agricoltori se la sono sempre cavata senza prodotti chimici o ingegneria genetica. Disponevano di proprie sementi e di apposite banche dei semi locali e tradizionali, che selezionavano, moltiplicavano e si scambiavano» continua Mercia. In alcune parti dell’Africa meridionale queste pratiche millenarie sono tuttavia state vietate. Le sementi industriali devono essere acquistate in aggiunta e, poiché non sono adatte al clima locale, non possono fare a meno di fertilizzanti e pesticidi. Costi aggiuntivi che obbligano molti ad indebitarsi, con il rischio di perdere la loro terra, unica fonte di sostentamento. Da qui la necessità di conservare e diffondere le sementi tradizionali e le conoscenze su di esse, con banche dei semi, vivai di piante, laboratori, documentazione e messa in rete di diversi movimenti che lavorano sullo stesso argomento. «Utilizziamo metodi agro-ecologici che sono rispettosi del suolo e del clima e convenienti dal punto di vista economico. A livello politico, sosteniamo i sistemi di semina tradizionali e sosteniamo le famiglie di contadini affinché le loro esigenze siano ascoltate e i loro diritti difesi.

La lotta di Mercia e delle donne della Rural Women Assembly è assolutamente impari: di fronte hanno colossi dell’agroindustria come ad esempio Syngenta e Monsanto che controllano più della metà del commercio globale di sementi. Ma la loro tenacia non viene meno, alimentata dalla loro visione di un mondo migliore. «Credo in una società giusta e nelle alternative che abbiamo a disposizione. Contadini e contadine che ci mostrano i loro semi immagazzinati o che hanno invitato il governo locale ad una tavola rotonda per far sentire la loro voce: sono tutti momenti di ispirazione. In molti luoghi dell’Africa sta emergendo una resistenza».

Federica Mauri, Sacrificio Quaresimale

Chiesa cattolica svizzera

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