Don Carmelo Andreatta dal Ticino in viaggio in Siria dove la speranza non muore

«Certo i bisogni nei Paesi colpiti dalla guerra sono immensi, ma, ad aiutare si deve pur cominciare da qualche parte, anche in Siria»: don Carmelo Andreatta, arciprete di Locarno, in un post pubblico su Facebook, racconta del suo viaggio a inizio febbraio in Siria, nelle località di Saidnaya, Maalula, Sadad e Homs. Si tratta di quattro antiche città-simbolo del cristianesimo mediorientale, situate a poca distanza da quella che ancora oggi viene definita la «Valle dei cristiani», un’area della Siria occidentale, vicina al confine libanese, che ospita circa 50 villaggi appunto a maggioranza cristiana. Qui la popolazione ha conservato la lingua di Gesù, l’aramaico. Anche per questo le città sono state depredate dai ribelli islamici nel 2013. Secondo la Chiesa locale, quello avvenuto a Sadad è stato uno dei più gravi e ampi massacri di cristiani accaduto in Siria. Don Carmelo, accompagnato da chi conosce bene la situazione, la gente, la lingua e il territorio, vi si è recato per visitare l’attività in loco del «Giardino dei Bambini», associazione no profit ticinese fondata da Monica Ancora- Marzano, farmacista del Bellinzonese.

«Volevo recarmi nelle zone più colpite – racconta – proprio per rendermi conto di persona della situazione di cui ci parlano i media, ma due giorni prima che partissi, al Nord sono ripresi i bombardamenti. Da una parte la gente ha voglia di ricominciare ma dall’altra mancano i mezzi e a chi è stata distrutta la casa, è difficile chiedere di rimanere».

In Siria grazie ai salesiani

Il percorso di don Carmelo inizia e si conclude a Beirut, dove arriva il 2 febbraio e da dove riparte sette giorni dopo. Grazie ad un visto procuratogli, non senza difficoltà, dalla locale comunità siriana, riesce a raggiungere la Siria e visitare alcune zone colpite duramente dalla guerra. In ogni luogo don Carmelo incontra volti e storie, che oggi ricorda con grande riconoscenza: «Da una parte fa male vedere la Siria, Paese dalla tipica bellezza mediorientale, ridotto in queste condizioni, ma dall’altra gli incontri che ho avuto mi hanno allargato il cuore», ammette don Carmelo. La speranza in un abbraccio A Maalula, dove don Carmelo arriva il 5 febbraio, l’incontro con una comunità religiosa, nel monastero di Santa Tecla, sfregiato in modo evidente dalla furia terrorista: «È qui che mi viene consegnato il racconto indescrivibile di una monaca che ha visto entrare i terroristi nel monastero, con lanciafiamme, fucili e mitragliatrici. È veramente drammatico trovarsi confrontati con segni di distruzione di una tale portata».

Sempre a Maalula, «un uomo mi viene incontro solo per chiedermi di pregare per lui. Con gli occhi piene di lacrime mi racconta che è rimasto solo, l’unico figlio è in Olanda e non sa se lo rivedrà. La mia risposta è un fraterno abbraccio, davanti al suo piccolo negozio di alimentari che lo aiuta ad andare avanti».

Giovani desiderosi di restare

Le ore successive portano invece don Carmelo al cuore del suo percorso: la cittadina di Sadad, dove si trova una delle scuole sostenute dal «Giardino dei Bambini». Qui incontra gli studenti, piccoli e grandi, che lo stupiscono per la loro preparazione, il loro rispetto, la loro fede: «Anche se mancano i mezzi, non manca la gioia! I bambini sono bambini dappertutto, anche in Siria», osserva don Carmelo. È bello saperli qui al sicuro mentre proprio in queste ore migliaia di loro coetanei, come ha denunciato di recente l’Unicef, sono ammassati al confine tra Turchia e la Grecia. Qui, nella scuola del «Giardino dei Bambini», gli insegnanti sono quasi tutti giovani e spesso volontari».

La tenacia oltre il male

Non c’è famiglia, in Siria, che non abbia conosciuto la perdita di un suo caro. Don Carmelo incontra molte persone rimaste sole dopo che un crollo, lo scoppio di un ordigno o una raffica di mitra ha distrutto la loro famiglia. «Sempre a Sadad, ho potuto parlare con un anziano che aveva perso parte della sua famiglia durante un bombardamento, al piano superiore della casa. Mi ha portato a constatare i segni ancora tangibili di quella distruzione. Non avevo parole: in quei momenti vorresti solo rimanere per condividere il dolore e dare una mano a ricostruire». Di gente così don Carmelo ne ha incontrata molta, eppure – ci rivela non senza stupore – molti sono rimasti, «per forza o perché hanno voluto rimanere nonostante la devastazione dei bombardamenti, dimostrando una tenacia che bisogna sostenere e aiutare». Proprio per dare una mano a chi è rimasto in Siria, in questi giorni la parrocchia di Locarno è sede di un’azione di solidarietà. Infatti, raccogliendo l’invito dell’associazione ticinese «Il Giardino dei Bambini», con il materiale che verrà consegnato alla parrocchia, entro due settimane partirà dal Ticino un container verso la Siria. «Letti e armadi in Ticino sono stati già trovati, ma mancano lenzuola, cuscini, coperte o piumoni». Ringraziando chi già ha contribuito, don Carmelo ricorda che si potrà portare quanto richiesto, imballato in uno scatolone, presso il Centro Sant’Antonio di Locarno, avvisando previamente: 091 751 38 53. A Bellinzona, il materiale può essere portato alla farmacia MGM Azione in via Zorzi 36. Nel Sottoceneri, il punto di raccolta, invece, è la farmacia Cristina Lepori, in via Luigi Taddei, a Viganello.

Laura Quadri

Chiesa cattolica svizzera

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