Morta Suor Germana, la «cuoca di Dio»

È morta lo scorso 7 marzo Suor Germana, all’anagrafe Martina Consolaro, divenuta famosa per i suoi ricettari e per le sue agende annuali. Un successo segnato da oltre venti libri best seller fra i quali «Quando cucinano gli angeli!» e la celeberrima Agenda della casa fino all’ultimo (2016) «Il ricettario di Suor Germana: 30 anni di cucina casalinga». Ed è così che in tanti l’hanno conosciuta, anche grazie alla tv, alle ospitate e ai libri di cucina. La cucina di Suor Germana è quasi un topos letterario, un icona per chi ha più di trent’anni. Collaboratrice di giornali, radio e tv nel 1999 fu invitata a un Festival di Sanremo nel 1999.

Nella cucina c’era un pezzo fondamentale del suo apostolato. Non insegnava solo a cucinare, insegnava a prendersi cura del prossimo, a stare bene in famiglia, a costruire relazioni sane dentro il matrimonio. Proprio verso le coppie in procinto di sposarsi c’era la sua principale preoccupazione:  »Eravamo convinti che se si salva la famiglia si salva la società… e penso avessimo ragione» ha poi commentato a Famiglia Cristiana (di cui è stata a lungo collaboratrice) ricordando quegli anni. Grazie ai consigli che dispensava alle famiglie, in un’intervista disse che aveva «salvato dalla crisi 100mila matrimoni».

I funerali di Suor Germana si svolgeranno in forma strettamente privata per seguire le disposizioni di sicurezza e tutela pubblica emanate in conseguenza all’emergenza Coronavirus.

Avvenire la ricorda con affetto con le parole che lei stessa scrisse per la Pasqua di alcuni anni fa: «Ho un peso sul cuore: come dire Buona Pasqua con quello che sta succedendo in questo nostro mondo? Se allarghiamo lo sguardo all’intera umanità sembra sempre più difficile trovare il luogo ed il momento per scambiarci auguri di serenità e di pace. E più i fatti dolorosi, le persone coinvolte e la sofferenza si avvicinano, più ci sconvolgono e scuotono anche la fede. Chi muore per le bombe, chi muore per la fede, chi vittima dell’aids e delle fame, chi muore nel terremoto, chi appena nato, chi muore per la velocità, chi per l’alcool… Eppure Pasqua è un passaggio che di anno in anno segue un percorso che viene da lontano e ci porta molto al di là di quanto possiamo immaginare, desiderare, sperare: una vita oltre la morte, una vita senza fine… Utopia, sogno? La scelta di credere o non credere è così personale e profonda da dare un senso pasquale a tutta la nostra esistenza. Per questo auguro una buona Pasqua nel senso originale che è quello che ancora oggi risponde alle nostre speranze anche in mezzo ad una realtà che sfida la nostra fede».

Avvenire/Aleteia/red

Chiesa cattolica svizzera

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