La missione educativa delle Scuole San Benedetto

Sono oltre 300 gli allievi accolte nelle scuole della Fondazione San Benedetto, che da 30 anni fanno parte del sistema scolastico ticinese. Nel tempo le persone che lavorano alla «Carovana » (scuola dell’infanzia), al «Piccolo Principe» (scuola elementare) e alla «Parsifal» (scuola media) sono cambiate, ma lo spirito è rimasto immutato. Ce lo testimonia con entusiasmo il nuovo direttore della Parsifal, Eugenio Bonetti, ufficialmente in carica dall’inizio dell’anno: «Siamo qui oggi perché 30 anni fa alcune famiglie hanno avuto il coraggio di prendere sul serio un desiderio: offrire ai propri figli un’esperienza di scuola che riflettesse l’incontro cristiano che avevano fatto e che aveva cambiato la loro vita. Una scuola che mettesse al centro la persona nella sua interezza, capace di accompagnare le nuove generazioni alla scoperta del mondo, consapevole che tutto risponde a un disegno buono e positivo». C’è una ricchezza e una bellezza dentro la realtà che ci circonda che è tutta da scoprire e approfondire. Questo in una scuola avviene attraverso l’incontro con le varie discipline e nel rapporto tra compagni e con i docenti. «Spero – prosegue Bonetti – di riuscire ad aiutare i ragazzi e le ragazze che ci sono affidati, nello scoprire sempre di più qual è il personale contributo che possono dare al mondo, affrontando con passione il cammino affascinante della vita. È necessario sostenere lo scoraggiamento che la fatica spesso innesca. Per esempio, insegnando italiano, sono stupito dei vistosi progressi nella scrittura che l’impegno di anni porta con sé. Questo lo faccio sempre notare ai miei allievi perché a volte non si rendono conto che assecondare una proposta di lavoro impegnativa soddisfa e fa scoprire doti inaspettate». Il rapporto scuola-famiglia è centrale nell’esperienza della san Benedetto. «Noi desideriamo sempre incontrare i genitori – ci dice Bonetti – perché nel dialogo con loro si conosce meglio l’allievo e si instaura un’alleanza necessaria per la sua crescita. In alcuni casi ci si sente anche un paio di volte al mese per telefono. Ho avuto molte esperienze positive: poter condividere con una mamma e con un papà le difficoltà che vedevo nei loro figli, ma anche i punti dove emergeva qualcosa di bello, è stato spesso decisivo per impostare un lavoro in classe più personale. Inoltre per tante famiglie la scuola diventa un luogo prezioso perché si sentano accompagnate, capite nella preoccupazione più grande che è quella che i loro figli possano star bene e crescere felici». Allievi, docenti e genitori partecipano quindi insieme, ognuno con le proprie responsabilità e con i propri compiti, alla vita scolastica affinché gli allievi possano imparare, certamente con fatica, ma con gusto. Tra i tanti aspetti che meritano attenzione c’è la valutazione. «Desidero approfondire con il corpo docenti – afferma il nuovo direttore – cosa vuol dire valutare un allievo. Perché il voto assegnato dall’insegnate deve rispecchiare certamente il risultato ottenuto, ma non deve essere inteso solo come una misura ma bensì come la possibilità di attribuire valore al percorso di ciascun ragazzo». Il numero contenuto di docenti nelle scuole della san Benedetto è ideale per un lavoro condiviso e unitario. «Un punto di attenzione constante è quello della collaborazione tra i docenti – prosegue Bonetti – che si esprime in un lavoro di programmazione congiunta e in un confronto attivo sulla didattica. Non solo tra docenti della stessa materia ma anche più trasversalmente. Non da ultimo ritengo importante trovare sempre del tempo per raccontarsi come sta andando, condividendo esperienze, fatiche, risultati inaspettati, dubbi e domande. Mettendo al centro la vita dei ragazzi. I consigli di classe sono momenti privilegiati per questo tipo di lavoro».

La parola a Luca Botturi, Presidente della Fondazione San Bendetto

Le scuole della Fondazione San Benedetto portano avanti una proposta educativa con una forte identità. Abbiamo chiesto a Luca Botturi, presidente della Fondazione San Benedetto, di spiegarci il valore di questa scelta: «Quando si educa, avere un’identità significa proporre un’ipotesi positiva e definita, che cerca di ricondurre tutto ciò che si insegna e si impara a un’immagine unitaria. Detto altrimenti, significa proporre un senso che «tenga insieme» le materie, lo studio, la vita di classe e il rapporto con gli adulti. Nelle scuole della San Benedetto, questo senso – che viene proposto e vissuto, ma mai imposto – deriva dall’appartenenza alla grande storia della Chiesa. È importante, perché è la radice dalla quale nasce il lavoro didattico e l’accoglienza che ci contraddistinguono. Tutto questo avviene con le stesse modalità della scuola comunale e cantonale (siamo parificati), ma andando oltre la «neutralità» dell’educazione di Stato. È un rischio, e non esistono formule perfette, ma crediamo che questo sia il sale dell’educare e del fare cultura». Abbiamo tutti la tentazione di rendere le scuole in generale dei luoghi sicuri per i nostri figli, in cui possano imparare senza conflitti, senza rischi, senza essere mai messi in discussione. Invece un autentico luogo educativo è quello che ti permette di rischiare. Perché? «Educare significa dare fiducia all’altro e mettersi in gioco davvero – prosegue Botturi – senza dare nulla per scontato e senza arroccarsi sulle posizioni (anche giuste!) che uno ha. Per un insegnante, così come per un genitore, significa affidare quel che si fa alla libertà degli allievi, assumendosi il rischio che essi possano sbagliare o fallire. Significa anche vedere l’errore come un passo, a volte necessario, nel percorso di crescita. In fondo, questo è possibile concretamente solo se si stima l’altro, guardandolo come un valore infinito, a prescindere da quanto sia «produttivo» o «capace». Se noi adulti appianiamo ogni ostacolo, magari anche armati delle migliori intenzioni, in realtà stiamo impedendo ai nostri figli o allievi di trovare la loro strada».

I lavori per una scuola unificata

Dal 2021 le tre scuole della fondazione San Benedetto saranno sotto un unico tetto: sono infatti in corso i lavori di costruzione della nuova sede della scuola media «Parsifal» che da Sorengo si sposta a Porza accanto alla già esistente sede del «Piccolo Principe» e della «Carovana ». La creazione di un unico luogo nel nuovo quartiere Cornaredo è certamente l’occasione per offrire agli allievi spazi didattici adeguati e di qualità, ma è soprattutto la possibilità di creare un luogo di vita, di incontri, di scambio per gli allievi, per le famiglie, per i docenti e per i collaboratori. Per aiutare concretamente la realizzazione di quest’opera è possibile fare una donazione: Associazione San Benedetto, Porza, IBAN CH52 8080 8004 4471 5477 3.

Una giornata informativa

Se state decidendo a quale scuola iscrivere i vostri figli c’è la possibilità per i vostri figli di passare mezza giornata al Piccolo Principe (elementari) o alla Parsifal (medie) con gli allievi che frequentano attualmente le scuole della San Benedetto. Ad accoglierli ci saranno gli insegnanti durante le normali lezioni in programma nelle classi. L’opportunità è data da lunedì 2 a venerdì 13 marzo. Per informazioni chiamare il numero 091 930 88 45.

Federico Anzini

Chiesa cattolica svizzera

https://www.catt.ch/newsi/la-missione-educativa-delle-scuole-san-benedetto/