Una Messa cattolica nella cattedrale protestante di Ginevra

La cosa ha dell’inaudito: una messa nella cattedrale di Ginevra. Cioè, una messa cattolica, con il prete che dice «questo è il mio corpo, questo è il mio sangue», una messa nella chiesa dove risuonò per decenni la voce di Calvino, padre della «Roma protestante ». Impensabile, eppure annunciata: sarà sabato prossimo 29 febbraio, primo sabato di quaresima, alle 18.30. In passato, le volte gotiche della cattedrale avevano già accolto pastori, preti e rappresentanti di diverse religioni riuniti per cerimonie ecumeniche. «Ma questa volta affidiamo le chiavi della cattedrale ai cattolici », assicura Emmanuel Fuchs, pastore e presidente della Chiesa protestante di Ginevra. Per capire l’importanza di queste parole, bisogna ritornare ai grandi riformatori del Cinquecento. Per loro, l’unico sacrificio era quello di Cristo a Gerusalemme e non si ripeteva durante la messa. Altrettanto sacrilega ai loro occhi era l’idea di una presenza reale, fisica, nel pane e nel vino. Questa presenza, per Calvino, era solo spirituale. Non erano quisquilie teologiche, a quei tempi: il culto riformato metteva al centro la predicazione. Niente musica, né incenso, santi o immagini. Chi difendeva la liturgia cattolica si prendeva botte o peggio ancora. Anche se Calvino desiderava «una comunione alla Santa Cena ogni domenica come usanza», non era certo nel senso cattolico. Dal 1535, non ci fu più messa nella cattedrale. Quasi per cinque secoli. Ancora negli anni Ottanta del secolo scorso, quando si parlò di rimettere un vescovo a Ginevra, la reazione dei protestanti fu violenta. L’ultimo vescovo nominato da Roma era stato condotto alla frontiera tra due gendarmi un secolo prima, nel 1873. Un primo cambiamento si è percepito nel 2018 con la visita di papa Francesco al Consiglio ecumenico delle Chiese, salutata positivamente dai protestanti. Ma da questo a prestare la loro cattedrale, c’era un passo difficile da immaginare. «È il segno delle ottime relazioni che ci sono oggi tra le nostre due Chiese a livello locale», dice il pastore Fuchs. Lo conferma Pascal Desthieux, il prete che celebrerà la messa sabato prossimo 29 febbraio: «I tempi sono veramente cambiati». Nato e cresciuto a Ginevra, vicario episcopale, spiega che la collaborazione pastorale con i protestanti è già realtà in tanti luoghi: negli ospedali, nelle prigioni, nelle case per anziani. L’inimicizia di una volta, che era anche paura, è scomparsa insieme alla volontà di potere. Oggi, solo l’11% dei Ginevrini si riconosce protestante. E solo una manciata di fedeli assiste al culto nella cattedrale di Saint-Pierre. Ma i cattolici si guardano bene da ogni trionfalismo. Se sono più numerosi, è solo grazie all’immigrazione e la disaffezione si verifica ovunque. La messa di sabato prossimo non sarà dunque una riconquista. Niente vescovo con la mitra e il pastorale all’altare, ma un gesto che unirà tutti i presenti: il rito delle Ceneri. «Un gesto penitenziale, per chiedere perdono di tutte le nostre colpe contro l’unità», continua Pascal Desthieux. Che è perfino riuscito a riunire i cori parrocchiali di tutta la città per questa messa. «E saremo insieme anche dopo la Messa, attorno ad un piatto di minestra».  

Patrice Favre, già direttore dell’Echo Magazine

Chiesa cattolica svizzera

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