Ieri a Ginevra, oggi in Vaticano. La voce dei sordomuti argentini vittime di abusi

Tre ragazzi sordomuti vittime di abusi durante l’infanzia in istituti cattolici in Argentina, hanno incontrato ieri, mercoledì 19, alcuni rappresentanti dell’ONU a Ginevra. Oggi saranno ospiti a Città del Vaticano, con la speranza di riuscire ad incontrare papa Francesco.

Tra le vittime di pedofilia c’è Ezequiel Villalonga, 19 anni, che nel 2014 ha trovato il coraggio di denunciare. Una denuncia che ha portato nel novembre scorso alla prima sentenza: 45 anni di carcere a un prete argentino, 16 atti di violenza su ospiti dell’Istituto dove si trovava Ezequiel, e 42 anni a un sacerdote italiano, colpevole di sei episodi di violenza.

«È la mia prima volta in Svizzera – ha raccontato Ezequiel – , sono venuto per partecipare a una riunione alle Nazioni Unite perché sono un sopravvissuto del dossier Provolo. Voglio dire al Papa che abbiamo la forza necessaria per continuare a batterci per ottenere giustizia».

Il dossier Provolo riguarda l’istituto cattolico italiano Antonio Provolo, che ha diverse sedi in Argentina. In questi collegi sarebbero avvenuti una serie di abusi sessuali ai danni di bambini sordomuti.

«Ci sono molti preti che sono stati trasferiti in altre sedi della Chiesa nel mondo e il Papa sa che dovrebbero essere messi in prigione, non fa niente contro questo, voglio sapere perché non viene fatto nulla», aggiunge Claudia Labeguerie, 26 anni, anche lei vittima di abusi da parte di religiosi.

«Sono passati molti anni, ma finalmente lui – ricorda nella lingua dei segni Daniel Sgardelis, 45 anni, tra le vittime del prete pedofilo nell’istituto di Mendoza, Ovest dell’Argentina – è finito in prigione, è stato difficile, ma questo ha permesso di trasformare questo sentimento di ingiustizia che sentivo, questa sofferenza, e li ha fatti sparire».

Secondo l’ong Ending clergy abuse (Eca, Mettere fine agli abusi del clero), Corradi, il sacerdote italiano condannato a 42 anni, era stato segnalato in Vaticano nel 2009 da parte di alcuni sordomuti italiani dell’istituto Provolo di Verona, vittime del prete prima del suo trasferimento in Argentina. Il suo fondatore Peter Isely:

«Oggi non c’è tolleranza zero nella Chiesa cattolica. In base alla legge cattolica, nel mondo, se sei un prete e hai compiuto delle aggressioni sessuali o violentato un bambino, il vescovo vuole che resti ad esercitare il ministero, nascosto, è quello che accade. Serve una legge di tolleranza zero, le cose devono cambiare».

L’istituto Provolo è stato chiuso nel 2016, quando è scoppiato lo scandalo. Le vittime di violenza avevano tra i 4 e i 17 anni.

Agenzie/red

Chiesa cattolica svizzera

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