Il Papa all’udienza generale si sofferma sul valore sacro della persona

Una preghiera al Signore perché ci renda uomini e donne di misericordia e compassione, aperti all’amore generoso, attraverso il «sorriso», la «vicinanza», il «servizio» e «anche» il pianto. È quella di Papa Francesco all’udienza generale in Aula Paolo VI, proseguendo la riflessione sulle Beatitudini. Il Pontefice si sofferma sulla seconda, «Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati», e riflette sul «dolore interiore che apre ad una relazione con il Signore e con il prossimo», una relazione «rinnovata», perché si piange «da dentro».

Condividere il dolore altrui

Spiega quindi che nelle Scritture il pianto può avere due aspetti, quello per «la morte o per la sofferenza di qualcuno» e quello per il «proprio» peccato, «quando il cuore sanguina per il dolore di avere offeso Dio e il prossimo». Si tratta dunque di lacrime per qualcuno che «ci è caro» perché lo «perdiamo o sta male» oppure «perché lo abbiamo fatto soffrire».

Si tratta quindi di voler bene all’altro in maniera tale da vincolarci a lui o lei fino a condividere il suo dolore. Ci sono persone che restano distanti, un passo indietro; invece è importante che gli altri facciano breccia nel nostro cuore.

Valore sacro di ogni persona

Francesco riprende il concetto di lacrime come «dono» prezioso. Ci sono – osserva – degli «afflitti da consolare», ma talvolta anche dei «consolati da affliggere, da risvegliare, che hanno un cuore di pietra e hanno disimparato a piangere» e della gente da «risvegliare» perché «non sa commuoversi del dolore altrui».

Il lutto, ad esempio, è una strada amara, ma può essere utile per aprire gli occhi sulla vita e sul valore sacro e insostituibile di ogni persona, e in quel momento ci si rende conto di quanto sia breve il tempo.

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