Figli e smartphone: come guidarli ad un utilizzo consapevole

Nuove tecnologie e nativi digitali: ormai una diade che non si può più scindere. I nostri figli crescono circondati da dispositivi ut­ilizzati dagli adulti nella quotidianità, che al loro interno racchiudono un mondo virtuale pieno di risorse ma anche di tante insidie. Si parlerà di tali tematiche questa sera al centro culturale Alzavola di Lugano: relatrice sarà Stefania Garassini, giornalista, docente universitaria e madre di tre figlie adolescenti, autrice del volume «Smartphone, 10 ragioni per non regalarlo alla prima comunione» che abbiamo raggiunto per una introduzione all’argomento.

La copertina del libro.

Prof.ssa Garassini, cosa vuole dimostrare con questo volume?

Ciò che voglio innanzitutto trasmettere ai genitori, ma non solo, è che per riuscire ad usare bene lo smartphone è necessario fare un percorso che prevede una introduzione graduale ai dispositivi. Basti pensare che i social network impongono dei limiti d’età per accedervi di 13 o addirittura 16 anni. Quindi il percorso potrebbe prevedere una fase di utilizzo condiviso dello smartphone o del tablet; si potrebbe utilizzare inizialmente quello dei genitori affiancati proprio da loro stessi. Quando saranno poi in grado di comprenderne l’utilizzo si potrà pensare di comprargliene uno: il mio invito è dunque quello di regalare uno smartphone quando i ragazzi possono accedere ai social network quindi almeno a 13 anni. È una scelta difficile sia per il genitore che per il ragazzo ma che offre sicuramente degli aspetti positivi, primi tra tutti il dialogo costruttivo che si può instaurare nel condividere lo stesso strumento. Un dialogo che risulterebbe difficile se il ragazzo avesse in mano uno strumento suo troppo presto, risultando così fuori controllo dai genitori. Noi adulti spesse volte siamo i primi a non sapere gestire tale strumento, a non imporci dei limiti: come potrebbe dunque un ragazzino di dieci anni utilizzarlo ragionevolmente?

Uno strumento dunque che ha bisogno di determinate competenze per poterlo utilizzare al meglio…

Non dobbiamo escludere questi mezzi dalla nostra vita, sarebbe impossibile e controproducente visto le capacità e le possibilità che ci offrono; ma piuttosto dovremmo introdurli con una certa gradualità. Un processo, questo che cerco di diffondere, già utilizzato da alcune grandi figure della tecnologia, come Bill Gates, fondatore di Microsoft, che ha vietato lo smartphone ai suoi figli fino ai 14 anni. Steeve Jobs, fondatore di Apple, aveva dichiarato che i dispositivi tecnologici erano utilizzati a casa sua molto poco e con determinate regole. Lo stesso fondatore di Twitter ha dichiarato di concedere smartphone e tablet ai suoi figli per periodi molto limitati perché i bambini hanno bisogno di annoiarsi per stimolare la fantasia. Chi ha progettato queste tecnologie, e quindi le conosce molto bene, è dunque il primo ad avere un atteggiamento cauto, non di rifiuto ma di gradualità, perché dobbiamo sempre ricordarci che lo smartphone non è semplicemente uno strumento ma è un mondo pensato da adulti e rivolto prevalentemente ad adulti.

Stefania Garassini.

Sicuramente una buona strategia, non semplice però da mettere in atto. I nostri figli fanno parte di questa realtà e più crescono e più è difficile tenerli lontani da tale attrattiva…

Certo, infatti il primo punto da mettere in discussione è come noi utilizziamo questo strumento. Perché noi diamo un esempio che non è sempre positivo. Mentre stiamo con i figli, a cena, in camera da letto, il telefono è bene che lo lasciamo lontano. Un cellulare tende ad attrarre e tenere la nostra attenzione perché questo è quello per cui sono creati; ma se ne siamo consapevoli possiamo noi stessi mettere in atto delle piccole buone abitudini che possono migliorare il nostro stare insieme.

Quali sono i pericoli reali nel dare in mano uno smartphone troppo precocemente?

Il rischio è quello di introdurre nostro figlio in un mondo ricco di contenuti molto pesanti emotivamente che non può gestire, come video, relazioni, immagini… Per non parlare della violenza o della volgarità che spesso si trovano sul web. L’approccio con contenuti non adatti all’età possono turbare il ragazzo che anticipa in questo modo l’ingresso in un mondo a cui non è preparato. Inoltre tali strumenti possono seriamente danneggiare la concentrazione dei nostri ragazzi, se non addirittura il sonno notturno: ci sono infatti delle ricerche che dicono che i ragazzi alle medie rispondono di notte ai messaggi su Whats App e quindi dormono male. Se riusciamo a tardare l’acquisto è sicuramente meglio: è un mondo, quello di internet, che può realmente essere una risorsa ma che necessita di un percorso per poterne usufruire al meglio.

Con il suo libro lei vuole dunque offrire ai genitori almeno dieci buone motivazioni per allontanare l’acquisto del cellulare…

Si, perché secondo me quello che serve ai genitori è avere delle valide ragioni. Se capiscono cosa c’è in gioco in questa decisione (cioè proteggere il figlio) credo sia più facile prendere una decisione obiettivamente difficile come quella di ritardare l’acquisto dello smartphone. Ci vogliono delle ragioni ma ci vogliono anche delle alternative: l’uso condiviso, ad esempio, ma anche altre attività da proporre al posto dei dispositivi. Le mie dieci ragioni servono dunque per far capire che ne vale la pena perché è un comportamento che protegge i nostri figli e li aiuta a sviluppare una capacità critica maggiore.

Stefania Garassini presenterà il suo libro lunedì 10 febbraio alle ore 20.30 presso il Centro culturale Alzavola di Lugano.

Silvia Guggiari

Chiesa cattolica svizzera

https://www.catt.ch/newsi/tra-risorse-ed-insidie-un-percorso-per-aiutare-i-nostri-figli-ad-utilizzare-lo-smartphone/