Maria Chiara e Vincenzo: un grande coraggio e infinito amore

Si dice che quella dell’adozione sia una «gravidanza senza fine»: si sa quando inizia ma non quando termina. Lo sanno bene Maria Chiara e Vincenzo Crimaldi, loro che da anni sognavano di aprire le porte del loro cuore e della loro casa a bambini nati in altri angoli del mondo ma che in fondo erano già figli loro.

Un sogno iniziato quindici anni fa con il matrimonio e che si è finalmente realizzato nel novembre scorso quando nella loro casa di Mendrisio sono arrivati tre piccoli haitiani. È Vincenzo a raccontarci del faticoso iter per l’adozione: «un percorso lungo, ma che comunque siamo riusciti a vivere con grande serenità e pazienza. È chiaro che ci sono stati alcuni momenti di scoraggiamento perché l’attesa è estenuante, ma eravamo molto determinati ad arrivare fino in fondo e questa è stata la nostra spinta più grande», ci confida. «La decisione di intraprendere questo cammino l’abbiamo presa dopo nove anni di matrimonio: nel 2014 abbiamo così presentato la domanda, nel 2015 abbiamo preparato il dossier di adozione, per poi arrivare fino al 2018, quando ci siamo recati ad Haiti per conoscere i bambini che abbiamo portato a casa con noi nel novembre del 2019».

Come paese di riferimento per l’adozione, i coniugi Crimaldi sono stati a lungo «proiettati sull’Africa, un luogo che ha colpito i nostri cuori da quando anni fa siamo stati per svolgere un campo di lavoro. Poi però informandoci abbiamo scoperto che molti paesi africani erano chiusi all’adozione o che comunque era molto difficile portare avanti la pratica. Abbiamo così scelto di chiedere l’idoneità per Haiti tramite l’associazione «Mani per l’Infanzia». Ed ecco che passo dopo passo vedono prendere forma il loro progetto di adozione e quindi i loro nomi vengono associati a quelli di tre piccoli fratelli: sono Lovens di 8 anni, Steeve di 6 e Jhonifer di 4 anni. «Dal novembre del 2017 – continua Vincenzo – i tre fratelli si trovavano in orfanotrofio insieme a circa quaranta bambini e adolescenti. Non sappiamo molto della loro storia: sappiamo chi è la mamma ma non chi è, o chi sono, i papà. È stata la mamma stessa a portarli nella struttura dove erano trattati bene e frequentavano la scuola».

Tre mesi fa dunque l’arrivo in Ticino, una realtà così diversa e lontana da quella di Haiti: quale è stato l’impatto con la loro nuova casa? «Sono arrivati il 13 novembre in una settimana molto fredda. L’impatto climatico è stato chiaramente piuttosto traumatico. Pian pianino hanno conosciuto le nostre famiglie e ora si stanno integrando anche a scuola». Un impatto «traumatico» non solo per i bambini, ma forse anche per mamma e papà che nel giro di poco tempo si sono ritrovati genitori di tre figli: «all’inizio non conoscevamo loro ne tanto meno il mondo dei bambini così ogni aspetto ci sembrava nuovo e da capire. Non abbiamo però vissuto momenti di stress; eravamo in qualche modo preparati. Sono nostri figli e tutto quello che facciamo lo facciamo con amore«. Un bel percorso che richiede grande coraggio e infinito amore: prima l’iter dell’adozione, ora il cammino della coppia genitoriale che cresce insieme ai figli e che per alcuni anni verrà affiancato «da alcune figure come l’assistente sociale e la psicologa».

Silvia Guggiari

Chiesa cattolica svizzera

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