La vita al Convento del Bigorio raccontata da fra Michele Ravetta

Siamo nel 1535: a soli dieci anni dalla Riforma cappuccina, veniva fondato il Convento del Bigorio, primo tra i conventi cappuccini in Svizzera. Oggi, però, per questo luogo di antiche origini, il futuro appare incerto: dopo che fra Roberto Pasotti, presente da decenni, ha chiesto un anno sabbatico, i frati rimasti sono solo due. La situazione riporta alla luce la questione delle carenze d’organico dell’ordine cappuccino nella Svizzera italiana e costringe l’Ordine a interrogarsi, concretamente, sul futuro della struttura. Nonostante la situazione evidentemente problematica, continuano tuttavia le attività culturali. Si stima che circa 1500 persone all’anno raggiungano il Convento per seminari, corsi e giornate di formazione. Iniziative, come ci racconta fra Michele Ravetta, che vorrebbero permettere ai visitatori di comprendere meglio se stessi e gli altri: «La posizione geografica del Bigorio è ideale per un viaggio introspettivo e di umana maturazione ». Tra i corsi proposti anche «Silentium », alcune giornate di ritiro, di solito nel fine settimana, per chi sente di dover prendere le distanze dalla vita quotidiana: «Innanzitutto è un «cambiare aria»; gli spazi del Convento diventano per qualche giorno la propria casa, il contenitore delle proprie emozioni. Il silenzio più che guarire ci interroga e chiede di fare un’esperienza concreta di riposizionamento delle priorità per la propria vita». Inoltre, il Convento propone anche dei corsi introduttivi alla spiritualità buddista : «Due anni fa fra Roberto ha avuto l’idea di approfondire questa spiritualità d’Oriente, stimolato dal fatto che uno dei nostri collaboratori proviene dal Tibet, quindi è buddhista. Le filosofie d’Oriente portano con sé un grande messaggio: trovare la divinità in se stessi. Anche il cristianesimo afferma che Dio non abita nelle chiese ma «la gloria di Dio è l’uomo vivente, vita dell’uomo è la visione di Dio» (s. Ireneo)». Ma come si è arrivati, nel tempo, a fare del Bigorio un Centro culturale? «La lungimiranza di padre Callisto Caldelari negli anni ’60 e l’adesione a questo progetto da parte dei Cappuccini del Ticino, ha fatto sì che il Bigorio sia diventato quello che è attualmente: una casa di accoglienza, un luogo dove avvengono i «miracoli della quotidianità» sotto lo sguardo dolce della Vergine del Bigorio». Proprio perché tutto questo non vada perso, a causa dell’attuale situazione di precarietà, da gennaio alcune persone vicine al Convento hanno dato avvio ad un’iniziativa di preghiera: ritrovarsi, ogni 8 del mese, a pregare per il bene del Convento. «La concessione ad un religioso di un anno sabbatico è una grazia tutta da vivere e se la realtà conventuale precedentemente costituita è sufficientemente matura, essa andrà avanti, magari con nuove modalità e nuovi religiosi. Il Bigorio esiste da quasi 500 anni, prima e dopo di noi si è fatto e si farà, con la vicinanza della nostra gente e degli amici autentici». «Per questo, attraverso la preghiera, un gruppo di persone della Capriasca ha voluto manifestare affetto e vicinanza al nostro Convento per dare un segno concreto che, dove non possono le persone, può Dio».

Qui i corsi per il 2020.

Laura Quadri

Chiesa cattolica svizzera

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