Il Cardinale Koch spiega passato e futuro del dialogo ecumenico

Da un «simbolo di divisione» a un «simbolo d’amore»: il Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, spiega così lo storico gesto della reciproca revoca delle scomuniche tra Chiesa Cattolica e Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli. Un evento durante il quale «i più alti rappresentanti delle due Chiese hanno sollevato dalla memoria e dall’ambiente della Chiesa gli anatemi reciproci del 1054, perché non fosse un «ostacolo al riavvicinamento della carità».

Quell’evento avvenne il 7 dicembre 1965, e quest’anno se ne celebrerà il 55esimo anniversario. E quell’evento è la chiave per comprendere in che modo va avanti l’ecumenismo. Il Cardinale Koch ha fatto, della situazione, una ampia disamina storica con uno sguardo al futuro in una conferenza che ha tenuto a Chambesy, nella sede del Patriarcato ecumenico in Svizzera, lo scorso 16 dicembre. È una conferenza importante, perché permette di fare il punto della situazione e guardare al futuro.

Il Cardinale Koch parla dei due scismi che hanno scosso l’unità della Chiesa: la divisione della Chiesa tra Oriente e Occidente nell’XI secolo e poi l’altra divisione interna alla Chiesa di Occidente del XVI secolo. Sono queste le scissioni che hanno «scalfito la tunica inconsutile di Cristo».

Lo scisma ad Oriente è avvenuto in due fasi. Prima quello del Concilio di Calcedonia del 451, che portò alla separazione tra Chiesa e impero, e che portò alla costituzione delle Chiese Ortodosse di Oriente. Sono le Chiese che non accettano il Concilio di Calcedonia, il quarto concilio ecumenico, e sono per questo chiamate «Chiese dei primi tre concili ecumenici.

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Chiesa cattolica svizzera

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