Suicidio assistito. Mons. Morerod sul recente documento della Conferenza dei Vescovi svizzeri

Monsignor Charles Morerod è vescovo della diocesi di Losanna-Ginevra-Friburgo e membro della commissione di bioetica della Conferenza episcopale elvetica. Ha studiato in ogni particolare il documento ufficiale contro il suicidio assistito, pubblicato qualche giorno fa, con il quale la Chiesa svizzera ribadisce che esso «è radicalmente contrario al messaggio evangelico» ed indica i comportamenti pastorali da adottare nei confronti di questa pratica disumana. E prima di spiegare le ragioni di una nuova presa di posizione in favore della vita, il presule parte da un’amara constatazione: «In Svizzera il suicidio è molto diffuso. Il numero delle persone che sceglie di togliersi la vita è abbastanza alto».

Quali sono le ragioni dell’impennata di questo fenomeno?

R. – C’è una mancanza di speranza. In Svizzera esiste una società troppo materialista. Chi ha soldi pensa di poter comprare tutto ma ad un certo punto si trova disperato perché con il denaro non si compra la felicità. Il materialismo non offre molte risposte. E poi c’è anche una pressione della famiglia: quando una persona invecchia costa molto e dunque i parenti rischiano di ereditare meno. E’ una cosa cinica. I familiari allora dicono: vedi, la tua vita ormai non e più felice e costi molto alla società…

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Chiesa cattolica svizzera

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