Padre Angel, il prete che a Roma rende felici gli scartati dal sistema

In una cappella è allestito il servizio medico, in un’altra ci si può riposare in qualsiasi ora del giorno e della notte. Il Wi-Fi è gratuito e chi passa da quelle parti con lo smartphone al 2% di batteria può entrare e metterlo in carica. Poi ci sono le docce e i wc, il fasciatoio per i neonati, i tavoli per la colazione e la cena, gli spazi per far mangiare e bere i propri animali, tutti intorno schermi informativi che ritrasmettono in streaming la messa o le attività svolte durante la giornata come concerti e laboratori. Sulle balaustre è poi fisso un «cestino solidale» dove puoi «lasciare quello che vuoi e prendere quello che ti serve».

La Chiesa delle Santissime Stimmate di San Francesco a Roma a Largo di Torre Argentina, quindi in centro città, è diventata dal 9 dicembre 2019 «una Chiesa ospedale da campo». Ci ha pensato padre Ángel Garcia Rodriguez, sacerdote spagnolo così famoso nel suo Paese da non aver neppure bisogno di essere identificato col cognome. Fondatore dei Mensajeros de la Paz, filantropo, frequentatore assiduo di Tv e dei vip spagnoli dai quali riceve donazioni per le sue attività benefiche (qualcuno lo ha definito anche un «Robin Hood in talare»), padre Ángel ha aperto le porte – per non richiuderle più – della Chiesa romana delle Santissime Stimmate di San Francesco. 

L’idea non è nuova ma esportata da Madrid, dove padre Ángel e i suoi Mensajeros svolgono da anni lo stesso servizio nella parrocchia di San Antón, che accoglie uomini e donne di ogni età e provenienza, ospita cenoni di Natale e dà rifugio a chi non può permettersi neppure un panino: dai clochard ai padri separati. Il modello arriva ora in una «città difficile» come Roma, dove «7mila persone vivono per strada, altri 7mila circa in insediamenti abusivi o alloggi di fortuna e tanti nuclei familiari sono costituiti da adulti soli: vedove, single, anziani», ha sottolineato il vescovo Gianpiero Palmieri, ausiliare del settore Centro, che ha celebrato la messa per l’inaugurazione.

Un servizio, quindi, che si rendeva necessario e che è ben diverso da quello svolto dalla Caritas e da altre organizzazioni anch’esse con strutture aperte giorno e notte. Diverso perché concretizza le parole del Papa di una «Chiesa in uscita», con lo sguardo fisso al prossimo e al bisognoso.

Bergoglio ha voluto inviare una lettera per ribadire il suo sostegno e incoraggiare a far diventare queste sacre mura un «porto di mare dove trovare accoglienza», una «tenda da allargare lo spazio», perché «altrimenti le chiese con le porte chiuse si devono chiamare musei». 

Fonte: vaticaninsider/salvatore cernuzzo

Chiesa cattolica svizzera

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