Fra Martino Dotta e il suo sogno di una «rete» solidale: «Come frate, cerco di essere fratello di chiunque»

L’aumento della precarietà si fa sentire. La statistica pubblicata in questi giorni da Caritas Svizzera dà la cifra di 103 mila bambini in situazioni di povertà nel nostro Paese, anche se in Ticino le misure prese contengono il fenomeno. «Lo sviluppo in prospettiva mi preoccupa», dice fra Martino Dotta, il cappuccino ticinese Direttore della Fondazione Francesco che, in partenariato con altre realtà sul territorio ticinese, assiste persone in necessità.

Proprio in questi giorni, alcune parrocchie del Mendrisiotto si sono messe in rete per sostenere un progetto importante di fra Martino: la nascita del nuovo polo solidale nell’antica Masseria di Cornaredo, a Lugano nord, che sarà gestita dalla Fondazione Francesco in collaborazione con altri enti. Ma i progetti non mancano, a settimane sarà pronta la struttura di Casa Martini a Locarno, un luogo di accoglienza con soggiorno (vedi box). «La mia preoccupazione di fondo – ci dice il cappuccino – è di creare e rafforzare una rete di cooperazione, che superi la tendenza dei vari organismi sociali in Ticino ad intervenire a compartimenti stagni. Quindi vorrei offrire degli spazi concreti nel Centro Bethlehem a Lugano, piuttosto che a Casa Martini a Locarno o all’ex-Masseria per dire: è possibile collaborare, senza pensare a paradossali forme di concorrenza. Il bello è quello di creare degli ambiti di incontro aperti a chiunque, dove ognuno ci mette del suo e riceve ciò che gli occorre».

Fra Martino, lei accoglie persone nel bisogno dentro un contesto laico. Eppure è un frate…
«Spesso le persone mi interpellano proprio perché sono frate, che siano credenti o no. Cerco di pormi sempre come «fratello», quindi come qualcuno che si mette accanto all’altro, che non gli è superiore o inferiore».

Immagino che talune persone in difficoltà, visto che lei è un consacrato, le chiedano «perché Dio ha permesso tutto questo?». Cosa risponde?
«Quello che cerco di evitare è la tentazione di dare delle giustificazioni su Dio. Preferisco cercare di mostrare con la vicinanza della mia povera persona che Dio è vicino a chi è sofferente, in difficoltà e lo sente lontano. Papa Francesco ha sottolineato quale sia il metodo migliore da adottare: «Chi sono io per giudicare?». Nella vita si può anche sbagliare più volte, ma io non posso né condannare né umiliare il fratello, devo invece dargli l’occasione per ripartire a livello materiale, morale e spirituale».

È vero che una delle povertà attuali è il bisogno di ascolto?
«Direi piuttosto che la gente esprime il bisogno di integrare l’elemento spirituale nella propria vita. Per me questo è un segnale della presenza di Dio: Dio si nasconde anche tra le persone che fanno fatica, sono prese dai dubbi e dalle angosce e chiede di essere accolto nella sua fragilità da chi li accosta: pensiamo alla fragilità del bambino di Betlemme».

Nell’incontro con tante sofferenze come fa a tenere alte le sue motivazioni umane e cristiane?
«La mia scelta di fede è alla base di tutto quanto faccio. Mi aiutano la preghiera personale e comunitaria. Mi rendo conto, infatti, di essere un ricettacolo di negatività, che devo affidare ad altre mani: a quelle di Dio».

La Provvidenza c’è?
«La vedo quando nell’immediato non c’è una via d’uscita o se ho un’emergenza economica ed il conto è vuoto. Poi, in modo inatteso, la situazione può sbloccarsi. Ma la incontro anche in chi si mette a disposizione del prossimo. La Provvidenza è quella mano che tendo ma che anche accolgo e si manifesta nella richiesta di aiuto e nell’aiuto concesso».

A Locarno sta per aprire «Casa Martini»

La Masseria di Cornaredo dopo 30 anni di abbandono ritroverà nuova vita. Dopo la delibera del Municipio, il sogno di fra Martino e della Fondazione Francesco potrà concretizzarsi. Da qui l’iniziativa di alcune parrocchie del Mendrisiotto di sostenere in Avvento e Natale la realizzazione del progetto. «Nel progetto – spiega il frate – vogliamo inserire accanto al Centro sociale Bethlehem un ristorante ed un b&b per riuscire ad attivare delle forme di autofinanziamento. Il Consiglio comunale, nel decidere sul progetto e sulla cessione del diritto di superficie, ha previsto nel proprio messaggio la possibilità di accogliere temporaneamente «alcune persone in difficoltà», soprattutto la fine di settimana, quando i Servizi sociali comunali sono chiusi». Per scelta, le strutture della Fondazione Francesco non ricevono contributi pubblici. A Locarno, il cantiere di Casa Martini è ormai in dirittura di arrivo. «Prevediamo l’apertura entro fine gennaio 2020. Avremo a disposizione una ventina di posti letto in stanze doppie. È pure previsto un modulo a gestione semi indipendente con cucinino, pensato per venire incontro ad emergenze abitative di nuclei familiari o di ragazzi, che necessitano di particolare protezione». A Casa Martini si vuole garantire un alloggio temporaneo, capace di risposte a bisogni puntuali. «Prevediamo – prosegue fra Martino – che gli Ospiti sottoscrivano un contratto a termine, questo per incentivarli a trovare delle soluzioni, offrendo però il necessario sostegno. Per questo nell’equipe di Operatori sociali inseriremo pure un’Assistente sociale». L’ambizione di Casa Martini è di diventare un punto di riferimento nel quartiere, non solo un luogo di accoglienza di persone nel bisogno. Un posto quindi per prendere il pasto, passare qualche ora in compagnia e svolgere attività a favore di tutti gli interessati. «La prospettiva è di lavorare su inclusione e integrazione sociali» – conclude fra Martino.

Cristina Vonzun

Chiesa cattolica svizzera

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