«Non rimaniamo isolati alla ricerca del successo, ma diamo spazio alla condivisione»

Si è da poco conclusa la seconda giornata del Papa in Giappone per il suo 32° viaggio apostolico internazionale (qui il programma), il quarto in Asia, caratterizzata da tanti appuntamenti importanti come l’incontro con i giovani. Nel pomeriggio (questa mattina in Svizzera) papa Francesco ha poi celebrato la messa nel Tokyo Dome. Seguita da un colloquio privato con primo ministro Shinzo Abe. Infine l’incontro, con discorso, al corpo diplomatico e alla società civile.

Al Tokyo Dome, stadio coperto ad est della capitale, Francesco compie un lungo giro in papamobile tra gli oltre 50 mila fedeli presenti, specchio di una realtà giapponese e insieme internazionale. Sperimenta un calore sincero e spontaneo e si sofferma a baciare e benedire bambini e malati, magari presenti solo attraverso una foto portata da un parente o un amico. Celebra poi la Santa Messa in latino per il dono della vita umana, secondo il tema del viaggio che chiama alla protezione di ciascuna esistenza.

Essere «lievito profetico» di una società che «sempre più protegga e si prenda cura di ogni vita», «cooperando e dialogando» con tutti, anche con chi ha «diverse convinzioni religiose». Questa l’esortazione di Papa Francesco ai cristiani del Giappone, «società con un’economia molto sviluppata» in cui però – osserva – «non sono poche» le persone «che restano ai margini».

La cima non si raggiunge col carrierismo

Il Papa riflette sul Vangelo di Matteo appena declamato, «Non preoccupatevi del domani», che fa parte – spiega – del «primo grande discorso di Gesù» conosciuto come il «Discorso della montagna», in cui si descrive la bellezza della via «che siamo invitati a percorrere». Secondo la Bibbia, dice Francesco, la montagna è «il luogo dove Dio si manifesta e si fa conoscere».

Una montagna la cui cima non si raggiunge col volontarismo o il carrierismo, ma solo con l’attento, paziente e delicato ascolto del Maestro in mezzo ai crocevia del cammino.

Un circolo vizioso

In Gesù, ricorda Francesco, troviamo una «vita nuova», nella quale «sperimentare la libertà di saperci figli amati».

Tuttavia siamo consapevoli del fatto che, lungo il cammino, questa libertà filiale potrebbe vedersi soffocata e indebolita quando restiamo prigionieri del circolo vizioso dell’ansietà e della competitività, o quando concentriamo tutta la nostra attenzione e le nostre migliori energie nella ricerca assillante e frenetica della produttività e del consumismo come unico criterio per misurare e convalidare le nostre scelte o definire chi siamo e quanto valiamo. Una misura che a poco a poco ci rende impermeabili e insensibili alle cose importanti, spingendo il cuore a battere per le cose superflue o effimere. Quanto opprime e incatena l’anima l’affanno di credere che tutto possa essere prodotto, tutto conquistato e tutto controllato!

Ostacoli ad una società armoniosa

Gesù, ribadisce il Pontefice, ci invita «a non agitarci e ad avere fiducia», non certo ignorando «quanto succede intorno a noi o a diventare sconsiderati verso le nostre occupazioni e responsabilità quotidiane». Bensì, con una «provocazione», ci invita ad «aprire le nostre priorità a un orizzonte di senso più ampio».

Il Signore non ci dice che le necessità di base, come il cibo e i vestiti, non siano importanti; ci invita, piuttosto, a riconsiderare le nostre scelte quotidiane per non restare intrappolati o isolati nella ricerca del successo ad ogni costo, anche a costo della vita. Gli atteggiamenti mondani, che cercano e perseguono solo il proprio tornaconto o beneficio in questo mondo, e l’egoismo che pretende la felicità individuale, in realtà ci rendono solo sottilmente infelici e schiavi, oltre ad ostacolare lo sviluppo di una società veramente armoniosa e umana. L’opposto di un «io» isolato, segregato e persino soffocato può solo essere un «noi» condiviso, celebrato e comunicato.

La testimonianza

Questo invito del Signore ci ricorda che il mondo, «pieno di vita e di bellezza», è prima di tutto un «dono meraviglioso» di «bellezza-bontà» del Creatore da condividere e offrire «agli altri», non come «padroni o proprietari», ma come «partecipi di uno stesso sogno creatore», come spiegato anche nell’Enciclica Laudato si’.

Di fronte a questa realtà, siamo invitati come comunità cristiana a proteggere ogni vita e a testimoniare con sapienza e coraggio uno stile segnato dalla gratuità e dalla compassione, dalla generosità e dall’ascolto semplice, uno stile capace di abbracciare e di ricevere la vita così come si presenta «con tutta la sua fragilità e piccolezza e molte volte persino con tutte le sue contraddizioni e mancanze di senso».

Agenzie/Red

Chiesa cattolica svizzera

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