Diocesi di Lugano: ieri il ricordo dei Vescovi defunti

Gli scorsi mesi, annunciando la visita pastorale, iniziata nell’Alta Vallemaggia a metà settembre, il nostro Vescovo, precisandone gli obiettivi, ha sottolineato anzitutto «il desiderio di confermare l’opera del Signore così come si è già disegnata nella vostra vita». Infatti «in qualsiasi parte della Diocesi mi troverò, so fin da ora che potrò cogliere i frutti dell’impegno, della generosità e della fedeltà di chi mi ha preceduto. Si tratterà prima di tutto di onorarne la memoria. E’ bello e proficuo  prendere coscienza di ciò che ci ha permesso di essere quello che siamo». Questo delicato e intenso pensiero, prezioso di profonda gratitudine, è ritornato ieri sera, nella Basilica del Sacro Cuore, durante l’annuale Eucaristia per i nostri Vescovi defunti.

Con Mons. Lazzeri hanno concelebrato tanti Presbiteri, alcuni dei quali avevano ricevuto l’imposizione delle mani nella loro ordinazione presbiterale proprio da qualche Vescovo ricordato. Molti fedeli, ognuno con nel cuore un pensiero riconoscente, come un fiore da conservare quale prezioso esempio di vita.

Nell’omelia, ricollegandosi ai testi proposti dalla Liturgia e in particolare al brano evangelico di Luca, dove Gesù piange sulla città, Mons. Lazzeri ha invitato a ricordare «i volti e i nomi di quei fratelli a cui, nel corso degli anni, è stato chiesto di fungere da padri nella famiglia diocesana», richiamando il «dovere di gratitudine che alimenta questa sera la nostra preghiera», perché «siamo ben consapevoli che viviamo ancora oggi di tante opere e realizzazioni, che sono frutto del loro impegno, della loro generosità, della loro dedizione alla missione. Istituzioni, associazioni, iniziative pastorali, accademiche, sociali: quanti motivi che storicamente ci uniscono tuttora alla loro persona». Nel contempo ha precisato quello che «rimane invisibile ai nostri occhi», traducendolo nella «loro misteriosa partecipazione alle lacrime di Cristo», nel loro ritrovarsi di fronte «alle resistenze più amare e alle più drammatiche chiusure alla salvezza, di cui noi esseri umani possiamo essere capaci». Immediate le domande scaturite dal suo cuore: «Si può essere pastori senza soffrire? Senza struggersi, senza portare nella propria carne e nella propria realtà più segreta ciò che sta capitando alle persone di cui ci siamo assunti la cura?». Infatti «l’azione pastorale è prima di tutto una passione» , nella consapevolezza che il Vescovo «non ha strumenti magici per cambiare le scelte altrui, ma non è un mercenario, gli importa dei fratelli e delle sorelle, e perciò continua, nonostante tutto, ad amarli in Cristo, oltre i limiti, le insufficienze e i peccati di cui può essere personalmente carico.»  Ha ricordato con profondo e riconoscente affetto questi Pastori già entrati nella Nuova Vita, sottolineando che «tutti (Eugenio Lachat, Vincenzo Molo, Alfredo Peri Morosini, Aurelio Bacciarini, Angelo Jelmini, Giuseppe Martinoli, Eugenio Corecco, Giuseppe Torti) hanno fatto qualcosa d’importante per la Chiesa che è a Lugano, ciascuno con i suoi carismi, le sue peculiarità e quindi anche con i suoi limiti», mettendosi «al servizio dell’infinita pazienza di Cristo verso la città, delle sue lacrime per noi, del suo desiderio ardente di tenerci nell’alleanza con il Padre».  Con profondo e intenso sentimento ha sottolineato che «dobbiamo loro riconoscenza, affetto e preghiera», con l’auspicio che «la memoria del loro passaggio tra noi ci aiuti a non cedere alla pressione mortifera della superficialità e dell’oblio, a resistere, con le armi della fede, della speranza e della carità, alla notte in cui la storia di ciascuno rischia di essere appiattita e dimenticata». Ne è scaturito l’invito a sostenerci «reciprocamente in questo lavoro silenzioso e interiore, nascosto  e prezioso».  Al termine della celebrazione ha invitato tutti a scendere con lui nella cripta per un momento di raccoglimento e preghiera uniti ai nostri Vescovi, che vivono in Dio e nei nostri cuori.

Gianni Ballabio

Chiesa cattolica svizzera

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