Il Papa e la missione: «Senza Gesù non possiamo far nulla»

«La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita di coloro che si incontrano con Gesù». Così inizia l’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, pubblicata da Papa Francesco nel novembre 2013, otto mesi dopo il Conclave che lo aveva eletto Vescovo di Roma e Successore di Pietro. Quel testo programmatico del pontificato invitava tutti a ri-sintonizzare ogni atto, riflessione e iniziativa ecclesiale «sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale». Quasi sei anni dopo, per l’ottobre 2019 appena concluso, il Pontefice ha indetto il Mese missionario straordinario, e nel contempo ha convocato a Roma l’Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi dedicata alla Regione amazzonica, con l’intento di suggerire anche nuovi cammini di annuncio del Vangelo nel «polmone verde», martoriato dallo sfruttamento predatorio che violenta e infligge ferite «ai nostri fratelli e alla nostra sorella terra» (omelia del Santo Padre per la messa di chiusura del Sinodo per la Regione panamazzonica).

Durante questo arco di tempo, Papa Francesco ha disseminato nel suo magistero riferimenti insistenti alla natura propria della missione della Chiesa nel mondo. Ad esempio, il Pontefice ha ripetuto infinite volte che annunciare il Vangelo non è «proselitismo», e che la Chiesa cresce «per attrazione» e per «testimonianza». Una costellazione di espressioni tutte orientate a suggerire per accenni qual è il dinamismo proprio di ogni opera apostolica, e quale può essere la sua sorgente.

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