Aumentano i giornalisti uccisi nel mondo: 9 casi su 10 restano impuniti

Stando ai dati Unesco negli ultimi 12 anni, quindi dal 2006 al 2018, sono 1.109 i reporter uccisi per aver denunciato e raccontato storie di corruzione, crimine e politica. Il 90 per cento dei casi resta impunito. La pubblicazione rileva anche un aumento del 18% delle uccisioni di giornalisti negli ultimi cinque anni (2014-2018) rispetto al quinquennio precedente. I Paesi arabi costituiscono la parte più letale del mondo per i giornalisti con il 30% delle uccisioni globali, seguiti dall’America Latina e dalla regione dei Caraibi (26%), poi dagli Stati dell’Asia e del Pacifico (24%). Il rapporto inoltre mostra che negli ultimi due anni il 55% delle uccisioni di giornalisti è avvenuto in zone non conflittuali: i giornalisti cioè non hanno perso la vita sotto le bombe o raggiunti da armi da fuoco mentre svolgevano il loro servizio come inviati, ma mentre erano impegnati nel loro Paese a rivelare scandali, verità nascoste, notizie sgradite ai potenti, ai criminali, ai corrotti e a quanti fanno affari con l’illegalità.  L’Unesco ha finora registrato nel 2019 una diminuzione delle uccisioni, 43 rispetto ai 90 uccisi al 30 ottobre 2018, e un lieve aumento del numero di casi risolti ma nulla di significativo. »Quando i giornalisti sono presi di mira, la società nel suo complesso paga il prezzo» ha dichiarato il Segretario Generale dell’Onu, Antonio Guterres. «Se non riusciamo a proteggerli – ha aggiunto – sarà estremamente difficile per noi rimanere informati e contribuire al processo decisionale. Se i giornalisti non riescono a fare il loro lavoro in sicurezza, il mondo di domani sarà segnato da confusione e disinformazione».

VaticanNews/agenzie

Chiesa cattolica svizzera

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