Taizé. Un nuovo caso di abusi scuote la comunità

La comunità ecumenica di Taizé comunica di dover far fronte a un nuovo grave caso di abusi sessuali, commessi da un confratello negli scorsi anni e messo sotto sorveglianza dalla polizia giovedì 17 ottobre. La comunità è sotto schock.

È stato denunciato da una donna, che lo accusa di «manipolazione spirituale, psicologica e sessuale, da diversi anni e fino all’estate scorsa». I fatti sarebbero incominciati più di 15 anni fa. Il confratello denunciato si trova ora sotto detenzione provvisoria.

Il 3 giugno scorso, frère Alois, Priore della comunità, aveva già segnalato al procuratore cinque casi di aggressione sessuale su minori. Dei fatti che sarebbero avvenuti tra il 1950 e il 1980 e che sarebbero stati comemssi da tre confratelli diversi, di cui due ad oggi deceduti. «I giovani ripongono la loro fiducia in noi e questo ci investe di una grandissima responsabilità», aveva dichiarato in quell’occasione frère Alois. Ogni anno la comunità è raggiunta da 60’000 giovani da tutto il mondo, che vengono per stare una settimana o più con i monaci della comunità, condividendone la quotidianità.

Nel comunicato di qualche giorno fa, intitolato emblematicamente dallo stessso frère Alois «Un lavoro di verità», il priore fa ora riferimento al caso di una donna che denuncia quanto subito da un confratello fino all’estate scorsa. Informa anche i fedeli di aver subito avvertito le autorità competenti, così da permettere alla polizia di raccogliere la denuncia.

Continua il comunicato: «Con i miei confratelli siamo sotto schock. Vogliamo che sia fatta tutta la chiarezza possibile. Una cosa simile è totalmente incompatibile con il nostro stile di vita. Mi tengo dalla parte della vittima, che faremo di tutto per sostenere». Proprio perché il dialogo sia trasparente e per fornire un sostegno psicologico a chi ne avesse bisogno, la comunità ha anche aperto un account di posta elettronica, a cui fare le proprie osservazioni e segnalazioni: protection@taize.fr. Inoltre, degli psicologi si sono recati sul posto per ascoltare i pellegrini che lo necessitino.

cath.ch/red

Chiesa cattolica svizzera

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