Unicef. In Italia, giovani, migranti e rifugiati a confronto sugli «hate speech»

Nel quadro dell’evento Unicef Generation da ieri a domani in corso a Roma in Piazza del Popolo, sta per concludersi il terzo incontro di Activate Talks, il format di Unicef pensato per dar voce ai giovani e metterli a confronto con istituzioni, organizzazioni della società civile e settore privato. Al centro del dibattito «Oltre l’hate-speech. Antidoti ai linguaggi della discriminazione», un percorso che parte dall’educazione ai diritti umani, per arrivare alla consapevolezza nell’uso dei media e dei linguaggi creativi. In diretta web, ha partecipato la senatrice Liliana Segre.

In apertura sono stati presentati i risultati dei sondaggi sull’hate-speech, la discriminazione e la xenofobia condotti su U-Report on the Move, piattaforma digitale sperimentata da Unicef in Italia per dare voce ai giovani migranti e rifugiati, a cui hanno risposto oltre 300 ragazze e ragazzi.

Quanto sanno i giovani di hate-speech e fake news? Il sondaggio ha mostrato che «ben il 54% dei giovani migranti e rifugiati che hanno risposto non ne ha mai sentito parlare ma 4 su 10 pensano che la televisione, i giornali e i social media diano generalmente un’immagine negativa della migrazione; in 6 su 10 pensano che questa attitudine influenzi il modo di pensare dei lettori».

Rispetto ai dati raccolti attraverso i sondaggi su discriminazione e xenofobia, «3 giovani italiani su 10 dicono di avere sofferto di qualche forma di discriminazione, in molti casi – ben il 70% – per via del colore della pelle». Tra i luoghi principali dove si sono verificati i fatti, le strade, la scuola, il posto in cui si vive. 4 su 10 degli U-Reporters dichiarano di essersi sentiti rifiutati da quando sono arrivati in Italia e, la metà delle volte, dichiarano di avere percepito paura dall’altra parte. Quando è successo, «il 57% dei giovani protagonisti della vicenda si è sentito triste, il 12% arrabbiato, il 10% spaventato, solo il 21% non ha dato peso alla cosa. 6 ragazzi su 10 conoscono il loro diritto a essere protetti contro ogni forma di discriminazione, 4 su 10 non sanno che possono e devono essere protetti dalla discriminazione e da ogni forma di violenza».

«Negli ultimi anni abbiamo assistito a un aumento dei casi riconosciuti di razzismo e discriminazione, anche a danno di bambini e adolescenti. Tra le criticità maggiori alla base di questi comportamenti vi è spesso la scarsa informazione», afferma Anna Riatti, coordinatrice Unicef per il programma a favore di bambini e adolescenti migranti e rifugiati in Italia.

«Anche i media hanno un ruolo fondamentale nel contrasto alla discriminazione, incentivando ad esempio una comunicazione che dia risalto a esempi positivi più che a stereotipi negativi. Tra le chiavi per contrastare la discriminazione anche il dialogo con le scuole, l’ascolto dei giovani e il loro coinvolgimento costante in occasioni di incontro e condivisione tra culture».

Agenzie

Chiesa cattolica svizzera

https://www.catt.ch/newsi/unicef-in-italia-giovani-migranti-e-rifugiati-a-confronto-sugli-hate-speech/