Sacrificio Quaresimale esprime il suo disappunto per il rinvio del dibattito sulla responsabilità delle multinazionali

Le multinazionali devono rispondere in Svizzera delle loro azioni all’estero? Lavoro minorile nelle piantagioni di cacao, inquinamento delle falde freatiche a causa di attività minerarie, dislocazione di popolazioni indigene per far posto a monoculture di palma da olio, deforestazione: le attività di aziende multinazionali nel mondo sono spesso al centro dell’attenzione, in seguito a violazioni dei diritti umani o a danni ambientali.

Della questione hanno discusso a lungo in primis le Nazioni Unite. Nel 2011 il Consiglio dei diritti umani dell’ONU ha adottato dei Principi guida per le imprese e i diritti umaniLink esterno, che chiedono agli Stati di assicurare, con misure volontarie e regole vincolanti, il rispetto di norme internazionali da parte delle aziende. In Svizzera, sede di numerose multinazionali e in particolare di grandi aziende attive nel commercio di materie prime, la questione occupa la politica da tempo.

Cos’è accaduto finora?

In seguito alla reticenza del parlamento svizzero ad adottare misure vincolanti in materia, nel 2015 una coalizione di ONG ha lanciato un’iniziativa popolare, denominata «Per multinazionali responsabili«, che chiede l’introduzione di un obbligo di ‘dovuta diligenza’ nell’ambito dei diritti umani e della protezione dell’ambiente e stabilisce la responsabilità civile delle imprese svizzere per le attività di aziende controllate all’estero.

Il controprogetto

Nel 2017 il governo federale ha invitato il parlamento a respingere l’iniziativa senza controprogetto, vale a dire senza proporre una modifica costituzionale alternativa a quella formulata dall’iniziativa o una modifica di legge che risponda ai problemi da essa sollevati.  Il Consiglio nazionale (camera del popolo) ha però preferito dar retta alla sua commissione degli affari giuridici, esprimendosi nel 2018 a favore di una revisione del diritto della società anonima che tiene conto delle richieste dell’iniziativa, pur attenuandone alcuni aspetti.

Dietro alla decisione del Consiglio nazionale c’è la convinzione che sia meglio trovare un compromesso capace di indurre i promotori dell’iniziativa a ritirare la loro proposta, piuttosto che rischiare una campagna di voto in cui l’immagine delle aziende potrebbe subire gravi danni.

La proposta, che rappresenta un cosiddetto «controprogetto indiretto» all’iniziativa,  ha ottenuto il sostegno di alcune associazioni economiche, soprattutto della Svizzera francese, e di alcuni grandi gruppi attivi nel commercio al dettaglio, ma è osteggiata da Economiesuisse e da Swissholdings, che temono una valanga di processi contro le multinazionali svizzere.

Una lettera di protesta: ben 50’000 firmatari

Due giorni fa Sacrificio Quaresimale ha consegnato al Consiglio degli Stati una lettera di protesta sottoscritta da un numero record di firmatari, ben 52.498, che vi hanno aderito in sole 40 ore, con lo scopo di impedire che il previsto dibattito sul controprogetto all’Iniziativa per multinazionali responsabili fosse rinviato a dopo le elezioni federali, come chiedeva una mozione d’ordine. Con queste firme si sollecita il Consiglio degli Stati a prendere finalmente una decisione, adottando una controproposta capace di compromesso o sottoponendo al voto popolare l’Iniziativa. «Malgrado ciò, il volere della lobby delle multinazionali si è imposto ieri al Consiglio degli Stati, che ha rimandato il dibattito a tempo indeterminato», spiega Sacrificio Quaresimale. «Ogni mese informiamo decine di migliaia di cittadine e di cittadini con eventi, lettere e campagne online. Con un rinvio del dibattito la lobby delle multinazionali intende indebolire la nostra campagna, sperando che i nostri mezzi si sciolgano come neve al sole».

Inoltre, Sacrificio Quaresimale, ricorda che «settimana scorsa anche la Conferenza dei Vescovi svizzeri (CVS) ha preso posizione sull’Iniziativa per multinazionali responsabili. La CVS condivide le preoccupazioni delle promotrici e dei promotori e li sostiene. La dichiarazione dei Vescovi contribuisce anche a mantenere forte la campagna».

(swissinfo/red)

Chiesa cattolica svizzera

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