Gesti e parole di Jorge Mario Bergoglio

«Gesti e parole. Jorge Mario Bergoglio, una presenza originale» questo il titolo dell’esposizione sul papa argentino visitabile da lunedì 23 settembre alla Facoltà di teologia di Lugano. La mostra, esposta nel 2018 al Meeting di Rimini, arriva a Lugano grazie all’Associazione Sostenitori della Facoltà di Teologia di Lugano (ASFTL) e al Centro Culturale della Svizzera italiana. Delle ragioni di questa proposta parliamo con Claudio Mésoniat, presidente dell’ASFTL.

La mostra offre un viaggio attraverso la vita, la formazione e l’azione pastorale di Jorge Mario Bergoglio. Perché portarla a Lugano? «Perché dopo sei anni di pontificato, siamo in molti, anche tra chi ama questo Papa, ad esserci accorti che in realtà non lo conosciamo, o lo conosciamo superficialmente, nella scia delle polemiche mediatiche, a volte alimentate da qualche teologo e cardinale. Anche per conoscere il «Papa polacco» (come si diceva spesso con accento sprezzante) c’erano voluti anni. Un po’ per le stesse ragioni, cioè da una parte la pigrizia altezzosa di noi europei occidentali, e dall’altra lo stile di Giovanni Paolo II che buttava all’aria molto clericalismo con gesti di umanità semplici ma simbolici e carichi di fascino. Con il «Papa argentino» ci troviamo ancora più spiazzati, prima di tutto nel nostro eurocentrismo, giacché Bergoglio è latinoamericano fino al midollo, e poi a causa dei suoi gesti, come il suo andare ad abbracciare fisicamente i più poveri nelle periferie estreme. È un dono che lo Spirito ha fatto alla Chiesa cattolica, a lungo maturato e che ha spostato ormai il suo baricentro».

Infatti ricordo che il cardinal Scola, vostro ospite qui a Lugano l’anno scorso, parlò di questo Papa come di un «salutare pugno nello stomaco per le nostre Chiese europee». Quali aspetti originali ed inediti della figura di Bergoglio emergono? «Tante sorprese, come quella di vedere un giovane gesuita 36enne a capo della Compagnia di Gesù nell’Argentina degli anni ›70, lacerata tra guerriglia e dittatura militare, con riflessi pesanti anche dentro la Chiesa. Bergoglio trova una sua via non solo pastorale ma proprio teologica nel pensiero polare (che ha radici in Sant’Ignazio stesso), sempre teso tra grazia e libertà, che lo induce a trattenere il positivo di tutte le posizioni, senza ingenuità, in una sintesi che solo Dio nella fede potrà compiere. Dialoga con tutti, dagli scrittori, come Jorge Luis Borges, ai filosofi, come Amelia Po- detti. Una formazione intellettuale di prim’ordine ma per nulla astratta e scolastica bensì continuamente paragonata con le vicende a tratti anche drammatiche della sua vita».

La mostra verrà affiancata da una conferenza-dibattito con il prof. Massimo Borghesi e altri importanti relatori della Facoltà di Lugano. Borghesi ha recentemente pubblicato un volume sulla genesi del pensiero di Bergoglio/Papa Francesco. Cosa possiamo attenderci dalla serata del 4 ottobre? «Credo che ci aiuterà a entrare più in profondità nella mostra. È un libro splendido, dove il filosofo italiano va a scavare con una documentazione di prima mano (tra cui quattro file audio in cui il Papa risponde ad alcune sue domande) negli studi di Bergoglio, nei suoi scritti, nelle letture che l’hanno marcato indelebilmente, come quelle dei grandi teologi gesuiti che hanno ispirato e fatto il Concilio Vaticano II, da De Lubac a von Balthasar, al loro ispiratore Romano Guardini». 

Un Papa venuto dalla «fine del mondo»

Un’esposizione interamente dedicata a papa Francesco: la mostra «Gesti e parole. Jorge Mario Bergoglio, una presenza originale» approda a Lugano, ospite della Facoltà di Teologia di Lugano dal 23 settembre all’11 ottobre. In seno all’esposizione, venerdì 4 ottobre, alle ore 20.30, presso l’Auditorium dell’USI, si terrà l’incontro dal titolo «La formazione intellettuale del Papa venuto dalla fine del mondo». Interverrà Massimo Borghesi, autore di una recente «biografia intellettuale» di Papa Francesco, in dialogo con il teologo André- Marie Jerumanis della Facoltà di Teologia di Lugano e il filosofo Adriano Fabris (Università di Pisa e Facoltà di Teologia di Lugano), moderati dal rettore della Facoltà di teologia luganese René Roux. La mostra, che riprende quella presentata dagli stessi curatori – gli argentini Alejandro Bonet, Horacio Morel e la brasiliana Debora Ramos – nel 2018 al Meeting di Rimini, sarà aperta dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 20.00. Per prenotare visite guidate scrivere a: prenotazione. mostra@gmail.com (per comunicazioni urgenti chiamare allo 078 663 08 39). L’ingresso è gratuito.  

Federico Anzini

Chiesa cattolica svizzera

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