Il Rettore del Papio a New York per un congresso sulle scuole cattoliche

210 mila scuole distribuite in più di 100 paesi, con più di 62 milioni di studenti. Queste sono le cifre che mettono in risalto la realtà delle scuole cattoliche presenti nel mondo. Dal 5 all’8 giugno scorsi quasi 600 rappresentanti di queste scuole si sono incontrati a New York, dove hanno partecipato ad un Congresso mondiale organizzato dall’OIEC (Ufficio internazionale dell’insegnamento cattolico). Don Patrizio Foletti, rettore del Collegio Papio di Ascona, da noi intervistato, ha partecipato a questo evento internazionale in qualità di presidente della Federazione svizzera delle scuole cattoliche assieme a Sr. My-Lan Nguyen, membro di comitato.

L’Enciclica «Laudato Si’» al centro del dibattito
«Il Congresso si è svolto negli spazi della Fordham University, l’università dei Gesuiti di New York – ci racconta don Foletti – ed ha avuto il suo atto conclusivo presso il Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite. Il tema, «Educatio Si», si ispirava esplicitamente all’Enciclica «Laudato Si’» di Papa Francesco e teneva pure presente la dichiarazione delle Nazioni Unite «Education 2030» (che si impegna a garantire l’accesso all’istruzione di base per tutti, componente essenziale dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile). Il Congresso aveva come obiettivo l’educazione all’umanesimo solidale, fraterno, per costruire una civiltà dell’amore. Secondo le parole del segretario generale Philippe Richard, è stata «un’occasione unica per discutere delle sfide e delle opportunità alle quali fanno fronte le scuole cattoliche»».

Quando gli ultimi sono i primi
La distribuzione geografica delle scuole cattoliche dal Vecchio Continente si sta spostando nel Sud del mondo come ci conferma il rettore del Collegio Papio: «Già solo un rapido sguardo alle delegazioni presenti al Congresso, numerosi asiatici ed ancor più africani e latinoamericani, faceva capire che l’incontro ha avuto luogo in un momento in cui il numero degli iscritti nelle scuole cattoliche aumenta rapidamente nei Paesi in via di sviluppo, mentre rimane stabile o addirittura diminuisce in numerosi Paesi sviluppati. Per non parlare del nostro Paese, dove dagli anni Sessanta del secolo scorso, sono decine le scuole cattoliche svizzere che sono passate ai cantoni o hanno semplicemente chiuso. In Europa sono soprattutto la Francia (più di due milioni di alunni), la Spagna (circa un milione e trecentomila) ed il Belgio (circa un milione e duecentomila) i Paesi che accolgono ancora numerosi alunni nelle scuole cattoliche, mentre nel mondo il primato spetta all’India (con quasi dieci milioni di alunni), seguita dalla Repubblica democratica del Congo (cinque milioni e mezzo) e dall’Uganda (poco meno di cinque milioni e mezzo)».

Un aiuto ai più deboli
In molti Paesi in via di sviluppo le scuole cattoliche svolgono un compito di supplenza, date le carenze delle amministrazioni pubbliche. «Questo mette in risalto il grande contributo che le scuole cattoliche danno alla promozione umana. Senza dimenticare la consapevolezza di sé e del proprio compito che contraddistingue le scuole di molti Paesi, dove per esempio ordini religiosi, che in Europa sono meno appariscenti di un tempo, manifestano invece una grande vitalità e sono interlocutori ai massimi livelli per le politiche scolastiche», sottolinea don Foletti.

Dialogo e confronto
Il Congresso si è articolato in momenti plenari ma soprattutto in laboratori, svolti a ranghi ristretti, per favorire i dibattiti. «Questi laboratori – continua – sono stati certamente i momenti più convincenti del Congresso, perché sono stati spazi in cui si sono sostanzialmente presentate solo delle esperienze in atto, delle iniziative concrete. Si è così realizzato un vero dialogo tra rappresentanti di scuole attive in realtà molto diverse. Più di un europeo ha espresso la sua ammirazione per la qualità e la varietà delle esperienze realizzate, spesso senza grandi mezzi, nei Paesi in via di sviluppo. Tanto che si può certamente affermare che molte scuole cattoliche presenti in questi Paesi hanno attuato nei fatti quella fraternità e quell’integrazione che in Occidente spesso fanno fatica a decollare».

Un progetto innovativo rivolto a bambini e giovani
Uno spazio particolare è stato riservato al progetto «Io posso», concepito per assumere le sfide proposte dall’Enciclica «Laudato Sì» di Papa Francesco. «Si tratta di un metodo di lavoro che cerca di dare agli scolari dei mezzi utilizzabili per prendere iniziative e per dare delle risposte impegnate, creative e collaborative. L’OIEC si sta dedicando con particolare attenzione alla diffusione di questo progetto», conclude don Patrizio Foletti.

Uno sguardo al futuro
Dal congresso è emerso con evidenza che le realtà contemporanee del mondo costringono gli educatori ad adeguare e formulare costantemente proposte educative innovative capaci di generare una cultura del dialogo, della pace e della solidarietà. La scuola cattolica è chiamata a salvaguardare un’identità cristiana testimoniando il messaggio di speranza del Vangelo. I rappresentanti provenienti da tutto il mondo hanno ribadito la necessità di una scuola inclusiva, aperta a tutti, soprattutto alle periferie andando incontro a coloro che provengono dai gruppi più poveri e vulnerabili.

Linee guida contro gli abusi
La Chiesa sta attraversando un periodo difficile per gli scandali legati alla pedofilia, particolarmente sentiti negli Stati Uniti. Da New York è stato lanciato un chiaro monito alla scuola cattolica: deve essere particolarmente vigile riguardo alla protezione dei bambini, contro ogni forma di abuso, promuovendo strumenti per la prevenzione e la protezione dei minori, come linee guida, strumenti di formazione adeguati per gli insegnanti e procedure di assunzione efficienti e affidabili. Deve inoltre educare i giovani ad una sessualità umana integrale.

di Federico Anzini

Chiesa cattolica svizzera

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