Il Papa: «In Romania l'unità dei cristiani è firmata col sangue»

Francesco è tornato durante l’udienza generale di oggi sul suo recente viaggio in Romania. «L’unione tra tutti i cristiani, pur incompleta, è basata sull’unico Battesimo ed è sigillata dal sangue e dalla sofferenza patita insieme nei tempi oscuri della persecuzione, in particolare nel secolo scorso sotto il regime ateistico».
Così, in una Roma in cui è finalmente scoppiata l’estate, di fronte a un gruppo di organizzatori del viaggio proveniente da Bucarest, Sumuleu Ciuc, Iasi e Blaj che è già venuto a restituire la visita al Papa insieme all’arcivescovo Ioan Robu d Bucarest, Papa Francesco sintetizza tre giorni di viaggio: l’incontro con il patriarca Daniel, le tre celebrazioni eucaristiche, la visita alla comunità rom a Blaj.
Il filo conduttore del racconto di Papa Francesco è il motto del viaggio, «Sa mergem empreuna», «camminiamo insieme«. Ed il Papa si è detto felice di poterlo fare «non da lontano, o dall’alto, ma camminando io stesso in mezzo al popolo romeno, come pellegrino nella sua terra».
Gli incontri – ha detto Papa Francesco – «hanno evidenziato il valore e l’esigenza di camminare insieme sia tra cristiani, sul piano della fede e della carità, sia tra cittadini, sul piano dell’impegno civile».
Il Papa parla della grazia di «vivere una stagione di relazioni fraterne tra le diverse Chiese», anche in Romania dove la maggioranza dei fedeli è ortodossa, mentre la comunità cattolica è definita «viva e attiva» da Papa Francesco, sia nella sua parte di rito «greco» sia nel rito latino.
Papa Francesco ricorda l’incontro con il Patriarca Daniel e il Santo Sinodo, dice di aver ribadito loro «la volontà della Chiesa cattolica di camminare insieme nella memoria riconciliata e verso una più piena unità», ricorda il grido spontaneo «unitate» che risuonò dalla folla durante il viaggio di Giovanni Paolo II venti anni fa.
Papa Francesco sottolinea che la «dimensione ecumenica del viaggio» è culminata nella preghiera del Padre Nostro, patrimonio comune, perché «nessuno può dire padre mio e padre tuo, ma padre vostro». Si è trattato, dice Papa Francesco, di un «momento di forte valore simbolico», durante la quale si è manifestato che «l’unità non toglie le legittime diversità».

I sette nuovi beati, martiri della libertà
Papa Francesco poi ricorda le tre liturgie eucaristiche celebrate come comunità cattolica (nella cattedrale di Bucarest il 31 maggio; nel santuario di Sumuleu Ciuc / Czyksomlyo l’1 giugno; e a Blaj il 2 giugno).
In particolare, Papa Francesco si è soffermato sui sette martiri greco cattolici beatificati a Blaj, e ha ricordato in particolare monsignor Iuliu Hossu, il primo cardinale romeno che mai ritirò la berretta per non essere impedito a tornare tra il suo popolo. Hossu scrisse in prigonia: «Dio ci ha mandato in queste tenebre della sofferenza per dare il perdono e pregare per la conversione di tutti».
«Pensando alle tremende torture a cui erano sottoposti – sottolinea Papa Francesco queste parole sono una testimonianza di misericordia».
Il Papa poi ripercorre l’incontro «intenso e festoso» con i giovani e le famiglie a Iasi, un luogo «antica città e importante centro culturale, crocevia tra occidente e oriente»; che «invita ad aprire strade su cui camminare insieme, nella ricchezza delle diversità, in una libertà che non taglia le radici ma vi attinge in modo creativo».
Infine, Papa Francesco menziona il suo incontro con la comunità rom a Blaj, perché lì i rom «»sono molto numerosi, e per questo ho voluto salutarli e rinnovare l’appello contro ogni discriminazione e per il rispetto delle persone di qualsiasi etnia, lingua e religione«.

fonte: acistampa

Chiesa cattolica svizzera

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