Il vescovo di Lugano «La gente ha bisogno di incontrare testimoni con i piedi per terra e il cuore in contatto con Dio»

Domenica 12 maggio: giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. La Chiesa d Lugano ha pregato per le vocazioni, nel pomeriggio in Cattedrale. Un incontro guidato dal Vescovo Valerio Lazzeri e ben partecipato dai fedeli presenti, fra i quali gli alunni dei nostri Seminari diocesani – San Carlo e Redemptoris Mater – e coloro ai quali è stato affidato il delicato compito di essere esempio e guida lungo il cammino di preparazione.

Il tema della giornata

Papa Francesco per questa giornata ha scritto un apposito messaggio, soffermandosi sul significato della chiamata e sottolineando come la stessa «ci rende da una parte portatori di una promessa», mentre dall’altra ci chiede «il coraggio di rischiare per Lui e con Lui». E’ quanto vissuto dai primi chiamati, quei pescatori di Galilea, interpellati nel pieno del loro quotidiano lavoro. Pietro potrebbe riassumere così quell’esperienza. «Una strana mattina: le reti erano colme e la barca traboccava. Ma il mio cuore era lontano: una nostalgia mai provata lo portava verso lidi soltanto sognati! Sulla riva c’era un uomo. Sentivo il suo sguardo posarsi su di me. Allora mi rivolsi al mare per ritrovare l’invito di restare: era il mio mare, non potevo lasciarlo». Ma subito «dallo sguardo di quell’uomo vennero parole misteriose, forti, invitanti: Vieni ti farò pescatore di uomini. Stava vincendo: il mio mare ormai erano le strade del mondo. Per tutta la vita, per sempre».
Una promessa e il coraggio di rischiare, nella consapevolezza, come scrive ancora papa Francesco, che «la chiamata del Signore non è un’ingerenza di Dio nella nostra libertà; non è una gabbia o un peso che ci viene caricato addosso. Al contrario, è l’iniziativa amorevole con cui Dio ci viene incontro e ci invita ad entrare in un progetto grande, del quale vuole renderci partecipi, prospettandoci l’orizzonte di un mare più ampio e di una pesca sovrabbondante». Per questo la chiamata va letta come «un invito a non fermarci sulla riva con le reti in mano, ma a seguire Gesù lungo la strada che ha pensato per noi, per la nostra felicità e per il bene di coloro che ci stanno accanto». Perché «non c’è gioia più grande che rischiare la vita per il Signore!». Questa giornata di preghiera ritrova le sue radici nelle parole di Gesù, così riportate nel Vangelo di Matteo: «Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il Signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!»» (9,36-38).

In Cattedrale a Lugano
Facendosi interprete delle attese di sempre, Mons. Lazzeri ha precisato che «i testimoni autentici di cui la gente anche oggi ha bisogno per tornare a credere non sono dei visionari, degli esaltati abitati da un’euforia che illude di poter superare senza fatica le difficoltà della vita e le contraddizioni di questo mondo», ma sono

«uomini e donne veri, capaci di abitare responsabilmente su questa terra, senza però perdere il contatto con l’Invisibile presenza che fa ardere il cuore e lo tiene costantemente in contatto con la Realtà che non passa». Così quel «come se vedessero l’Invisibile»

diventa «un invito forte a convertire e a far maturare il nostro sguardo di fede, non solo come singoli, ma come comunità». Per questo, ha sottolineato con chiarezza Mons. Lazzeri, «mentre chiediamo al Signore di suscitare nella Chiesa, e in particolare, nella Chiesa che è a Lugano, tutte le vocazioni necessarie al compimento della sua missione, non ci sottraiamo all’impegno di alimentare la nostra fede e di rendere i nostri stessi gesti e le nostre parole come quelli di chi sin d’ora vede l’Invisibile e con coraggio e gioia ne trae alimento per la sua vita di ogni giorno».

(g.b.)

Chiesa cattolica svizzera

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